Pace-maker senza fili: la prima volta del Bassini

L’equipe di Cardiologia alle prese con lo speciale dispositivo di ultima generazione "indicato per i pazienti con elevato rischio infettivo"

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di Laura Lana

Un nuovo pace-maker "leadless", senza fili, più "sopportabile" da quei pazienti che hanno più rischio di sviluppare infezioni. Come Michele, 75 anni, diabetico da tempo, che da parecchi anni è seguito dalla Cardiologia dell’Asst Nord Milano che ha visto l’equipe del Bassini impiantare per la prima volta proprio questo dispositivo di ultima generazione. Un intervento lungo e complesso, articolato in più fasi per dare una risposta all’anziano che dalla primavera continuava ad avere episodi febbrili. Già nel 2007 gli era stato impiantato un pace-maker e fino al 2020 aveva subìto vari interventi di angioplastica con impianto di stent coronarico che gli avevano permesso di condurre una vita tranquilla. Fino alla febbre ricorrente che, per l’ospedale Bassini, nasconde una endocardite infettiva o di un trombo. Michele viene trasferito a Brescia, dove viene sottoposto con successo all’estrazione del pace-maker e all’analisi della massa attaccata agli elettrocateteri: è proprio una endocardite fungina, molto rara e caratteristica di pazienti immunocompromessi. L’infezione va sconfitta, ma il tempo previsto è di 4-5 settimane e il 75enne non è in grado di avere un suo ritmo cardiaco spontaneo. Così, a Brescia viene posizionato un pace-maker temporaneo e Michele torna al Bassini per la prosecuzione delle cure. "Debellata l’infezione fungina, con il paziente sfebbrato da parecchi giorni, siamo arrivati al reimpianto di un pace-maker definitivo dopo più di un mese di ricovero - racconta la dottoressa Simona Pierini, direttore della struttura complessa Cardiologia e Utic dell’Asst Nord Milano -. Ci siamo chiesti come offrirgli una soluzione che lo mettesse meno a rischio di nuove infezioni. Così abbiamo pensato di utilizzare il nuovo pace-maker leadless, che per l’assenza dei “fili” è indicato nei pazienti con elevato rischio infettivo". Questa tecnologia non era ancora stata utilizzata nell’azienda ospedaliera. "Sono orgogliosa di questo risultato - commenta la direttrice sanitaria dell’Asst Nord Milano Annalisa Fumagalli - che evidenzia sia la competenza tecnica della nostra équipe cardiologica sia l’attenzione alla qualità della vita dei pazienti".

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