Lombardia, tempesta annunciata negli ospedali: 1.500 in pensione nei prossimi 2 anni

Bertolaso: “Presto più spazio a dottori in formazione”. Da Argentina e Paraguay 500 medici e tremila infermieri. Nuovo piano anti liste d’attesa: 61 milioni (e tempi prestabiliti) per aumentare visite, esami e ricoveri

La Regione stima 700 medici in pensione tra 2024 e 25 negli ospedali pubblici

La Regione stima 700 medici in pensione tra 2024 e 25 negli ospedali pubblici

Tra quest’anno e il prossimo negli ospedali pubblici lombardi andranno in pensione circa settecento medici, cioè il 4,7% dei circa quindicimila specialisti in forza al servizio sanitario regionale, circa seicento infermieri su 36 mila e poco meno di 250 operatori sociosanitari su 17.500 totali, spiega l’assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso presentando una nuova delibera approvata ieri in Giunta contro le liste d’attesa, "che sono un problema soprattutto di personale".

L’assessore ricorda l’emendamento al dl Pnrr proposto dal governatore Attilio Fontana insieme ai ministri Bernini e Schillaci e ora in itinere parlamentare, "che ci consentirà di impegnare i 4.200 specializzandi lombardi non più solo negli ospedali universitari ma in tutte le strutture e per tutto il tempo necessario". Sempre entro fine 2024 Bertolaso conta nell’arrivo dei primi infermieri e medici da Argentina e Paraguay, dov’è stato in missione: "Dai Governi e dalle associazioni di categoria abbiamo ricevuto disponibilità per oltre tremila infermieri e 500 medici", comunica aggiungendo che sono arrivate anche una cinquantina di mail individuali alla Direzione Welfare. "Ora lavoriamo sul piano formale - continua -. Dobbiamo valutare la loro conoscenza della lingua, stiamo immaginando corsi di formazione nei loro Paesi e incentivi per l’alloggio".

Nell’attesa, la Regione ha stanziato quasi 61 milioni di euro - di cui quasi 41 andranno alle strutture pubbliche e 20 a quelle private accreditate - per aumentare visite, esami, ricoveri e screening nel 2024, con l’obiettivo di effettuare nel complesso un milione di prestazioni più dell’anno scorso tra quelle più critiche dettagliate nel piano nazionale anti liste d’attesa (Pngla).

L’obiettivo è arrivare a sette milioni totali di prestazioni, di cui 2,8 milioni nell’area metropolitana di Milano più Lodi: 4,1 milioni nelle strutture pubbliche e 3,1 nelle private accreditate. La delibera fissa anche tempi più stretti per la consegna degli esiti di alcuni esami di screening e un "tempario" che stabilisce quanto devono durare le visite e gli esami del Pngla, dai dieci minuti di un elettrocardiogramma ai 45 di una polipectomia endoscopica dell’intestino crasso.

E stabilisce, per gli ospedali pubblici, concretamente i numeri annuali da erogare per tutte le prestazioni del Pngla (mentre per i privati metà del 10% del budget che viene negoziato con le Ats dovrà essere destinato ad aumentare del 10% le prime visite e del 5% gli esami di questo gruppo); inoltre l’ampliamento, a partire dal 6 maggio, degli orari di visite ed esami il pomeriggio dalle 16 alle 20 e il sabato mattina, la prenotazione diretta dei controlli prescritti dallo specialista che visita un paziente nella stessa struttura, e la condivisione sui canali di prenotazione esterni (il call center regionale, la piattaforma online e le farmacie) del 60% delle agende per le prestazioni del Pngla a partire dal 2 maggio. In attesa del Cup unico che, spiega Bertolaso, "partirà in via sperimentale entro fine giugno nell’Asst della Franciacorta" e, se il collaudo andrà bene, dovrebbe funzionare entro fine settembre in tutta la provincia di Brescia e a fine anno "in otto enti sanitari pubblici e due privati".

A testimoniare la buona volontà del privato si presenta il vicepresidente di Assolombarda con delega alle Life Sciences Sergio Dompé, che assicura "piena sintonia anche con il concetto di Cup e che questo comporti specifiche prestazioni decise dal pubblico in base alle necessità dei cittadini".

L’endorsement delle associazioni, ammettono tuttavia i dirigenti del Welfare, non può scongiurare che un singolo privato impugni le regole che la Regione impartisce alla sanità privata che lavora per lei, com’è avvenuto 14 volte negli ultimi quattro anni, ha denunciato il Pd ricordando l’ultimo caso in cui il Tar, su richiesta di undici Irccs, ha invalidato (per un problema di "retroattività") il tentativo di fissare un tetto di budget anche per i pazienti da fuori regione che, a differenza dei lombardi, possono curarsi qui con la sanità pubblica senza limiti di spesa.

"Per evitare un contenzioso troppo elevato rispetto a questo nuovo patto per la salute - dice il direttore del Welfare Marco Cozzoli - negli ultimi mesi abbiamo condiviso i passaggi con tutte le rappresentanze della sanità privata e al momento non ravvisiamo possibilità di nuovi contenziosi, anche perché stiamo rispettando i tempi dei contratti": per i privati ospedalieri, spiega, arriveranno entro il 30 aprile; per il sociosanitario entro il 31 maggio.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro