Omicidio Pozzi, pm chiede rinvio a giudizio per la figlia del commerciante ucciso

La donna è accusata di essere stata la mandante dell'omicidio del padre Maurizio Pozzi

Simona Pozzi  al funerale del padre Maurizio

Simona Pozzi al funerale del padre Maurizio

Milano, 10 giugno 2019 - La Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per omicidio volontario e tentato omicidio per Simona Pozzi, 46enne, 69 anni, ucciso nel suo appartamento in via Carli, nel capoluogo lombardo, il 5 febbraio 2016. La donna è accusata anche di avere già provato, tre anni prima, ad ammazzare il genitore, che fu preso a bastonate nel posteggio della sua casa a Piazzatorre, in provincia di Bergamo, nel settembre 2013. Per questo episodio è già a processo a Bergamo, per tentato omicidio, Pasquale Tallarico, pregiudicato milanese che si era autoaccusato, indicando Pozzi come mandante.

L'indagine milanese è coordinata dai pm Antonia Pavan e Alberto Nobili. Lo scorso aprile, il Riesame di Milano ha negato l'arresto della donna, chiesto dalla Procura, dopo che già prima un gip aveva negato la custodia in carcere per la donna e la Cassazione aveva annullato un altro provvedimento del Riesame che, invece, aveva detto sì all'arresto. La Suprema Corte aveva scritto a gennaio che, in sostanza, mancano le prove che conducano a lei come mandante dell'omicidio di oltre tre anni fa. Il Riesame, poi, lo scorso aprile non si è discostato da questa linea. La Cassazione, tuttavia, aveva anche segnalato che "vi sono plurimi indizi" del fatto che nel 2013 la donna "aveva dato mandato ad alcuni soggetti di aggredire il padre". Anche su quest'accusa di tentato omicidio, però, il Riesame aveva 'bocciato' l'arresto. La Cassazione, lo scorso novembre (con motivazioni depositate a gennaio), aveva annullato con rinvio ad un nuovo giudizio l'ordinanza cautelare del Riesame per la donna, emessa dopo che il gip Franco Cantù Rajnoldi, invece, aveva detto no alla richiesta di custodia in carcere.

La donna, difesa dal legale Franco Silva, è rimasta, dunque, sempre libera, anche se indagata per omicidio volontario e tentato omicidio. Le indagini dei pm, in particolare, avevano messo in luce che avrebbe "dilapidato" in pochi anni circa 800mila euro del patrimonio familiare, che aveva le chiavi della casa in cui è  stato trovato il corpo del padre, 'storico' commerciante di scarpe nel quartiere Affori, e soprattutto che avrebbe già tentato di ucciderlo in passato.

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