Nuovo stadio San Siro, dibattito pubblico a rischio ricorsi

Il Comitato Sì Meazza: i 245mila euro dovrebbero pagarli Milan e Inter, non il Comune. Ci riserviamo di rivolgerci a Corte dei Conti e Tar

Il nuovo stadio San Siro

Il nuovo stadio San Siro

Due ricorsi presentati a cui si aggiungono tre potenziali ricorsi. Il futuro dello stadio di San Siro non conosce pace (giuridica). Sulla delibera comunale che attribuisce l’interesse pubblico al progetto di nuovo impianto proposto da Milan e Inter al Comune pendono già due ricorsi al Tribunale amministrativo regionale. E nelle prossime settimane potrebbero essere presentati anche un ricorso alla Corte dei Conti e uno o addirittura due al Tar contro il dibattito pubblico sul futuro dell’area di San Siro che Palazzo Marino è pronto ad avviare, dopo un tira e molla durato cinque mesi con i due club calcistici. Nel mirino del Comitato Sì Meazza – contrario al nuovo stadio e favorevole alla ristrutturazione della Scala del calcio – è finita la determina comunale che stanzia 245 mila euro per la selezione del coordinatore del dibattito pubblico e l’organizzazione del confronto tra i milanesi.

Il post su Facebook del Comitato Sì Meazza fondato dall’ex vicesindaco Luigi Corbani ha un titolo netto: "Come buttare via 245.500 euro del contribuente, piangere sul bilancio comunale e prendere in giro i cittadini". Un parere, quello sul costo eccessivo del confronto sul nuovo San Siro, condiviso anche da fautore principe del dibattito pubblico sul futuro del Meazza, il capogruppo di Europa Verde a Palazzo Marino Carlo Monguzzi: "245mila euro mi sembrano davvero eccessivi, e comunque per la legge nazionale devono pagare le squadre". Una tesi, quest’ultima, sostenuta anche dal Comitato Sì Meazza: "La legge nazionale sui contratti di concessione prevede che i costi del “dibattito pubblico” siano a carico dell’operatore privato concessionario del bene pubblico, e non del Comune". In altre parole, secondo il consigliere ambientalista e il Comitato contro il nuovo stadio, dovrebbero essere Milan e Inter a pagare i 245 mila euro per l’organizzazione del dibattito pubblico. Corbani cita a sostegno di questa affermazione il decreto legislativo 18 aprile 2016, numero 50 sull’attuazione delle direttive 2014/23/UE, 2014/24/UE e 2014/25/UE sull’aggiudicazione dei contratti di concessione. Il Comitato Sì Meazza, dunque, conferma che il ricorso al Tar contro il piano dei club "rimane in campo" e, nel post sui social, aggiunge: "Ci riserviamo altre iniziative politiche e anche giudiziarie in relazione agli sviluppi di questo improprio “dibattito pubblico’’".

A quali nuovi ricorsi sta pensando il Comitato Sì Meazza? Corbani non si sottrae alla domanda: "Un esposto alla Corte dei Conti per danno erariale. Un ricorso al Tar perché una spesa di 245.500 euro viene adottata con una determinazione dirigenziale, non con una delibera di Giunta di Consiglio comunale. E un ricorso al Tar anche perché l’importo è eccessivo per una procedura di affidamento diretto, visto che per la scelta del coordinatore del dibattito pubblico non è previsto un vero e proprio bando". Tre potenziali nuovi ricorsi, che andrebbero a complicare un iter già non semplicissimo per organizzare e concludere entro e non oltre il 30 novembre 2022 il dibattito pubblico sul nuovo San Siro. Non è finita. Perché il Comitato Sì Meazza cita le due delibera di Giunta del 2019 e del 5 novembre 2021 con cui la Giunta ha attributo "interesse pubblico" al piano rossonerazzurro e sottolinea che il Piano di fattibilità tecnico-economica riveduto e corretto con la riduzione delle volumetrie da 0,51 a 0,35 (l’indice del Pgt per l’area di San Siro) non è stato ancora presentato dai due club. "Su queste delibere pende il ricorso al Tar e quindi è anche possibile che da qui a novembre quelle delibere vengano dichiarate nulle. Per cui il dibattito si fa sul nulla", osservano i Sì Meazza, che subito dopo aggiungono: "Un Comune serio indice il “dibattito pubblico” dopo che le squadre hanno presentato il progetto di fattibilità tecnica economica. Lo stesso assessore all’Urbanistica, Giancarlo Tancredi, affermava: “Prima del dibattito pubblico, è necessario chiedere alle squadre una documentazione ufficiale, un aggiornamento dello studio di fattibilità, con i numeri fondamentali, una relazione, gli aspetti finanziari che sono molto importanti”. Adesso l’assessore si è dimenticato di tutto".

Ricorsi a parte, sulla strada del progetto del nuovo San Siro si aggiunge un’altra incognita: la trattativa tra il fondo Elliott, proprietario del Milan, e il fondo Investcorp del Bahrain, pronto ad acquistare il club rossonero. L’eventuale passaggio di mano della società farà cambiare i piani del Milan sul progetto del nuovo stadio da realizzare insieme all’Inter? La domanda resta senza risposta, almeno per ora.

 

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