NICOLA PALMA
Cronaca

"Noi, esploratori urbani" Il blitz di tre ventenni nella galleria del metrò

Bloccati dalla security Atm e denunciati dai carabinieri: treni fermi 15 minuti. I tatuaggi e le fotografie di bombolette fanno pensare a graffitari in trasferta.

"Noi, esploratori urbani" Il blitz di tre ventenni nella galleria del metrò

di Nicola Palma

Ai carabinieri hanno assicurato di essere solo "esploratori urbani", curiosi di conoscere gli angoli più nascosti delle grandi aree metropolitane europee. In realtà, alcuni tatuaggi, un borsone rosso e una foto trovata su un cellulare fanno più prosaicamente pensare all’ennesima irruzione di writer in trasferta, interessati più a imbrattare treni (e a riprendersi mentre lo fanno) che a scattare foto in location difficilmente raggiungibili. Anche perché il fenomeno dei vandali underground è tutt’altro che passato di moda.

Basti dire che, se escludiamo l’ultimo caso ancora da inquadrare, da inizio giugno Atm ha già contato cinque raid: due il 3, uno a segno a Gessate e uno sventato a San Donato (bloccati gli autori); uno il 5 a Precotto (imbrattamento e fuga); uno il 13 (messi in fuga dagli addetti alla vigilanza); e uno il 18 al tronchino del capolinea della rossa a Sesto Fs (interrotti a imbrattamento in corso). E arriviamo a quello dell’alba di ieri, poco prima dell’avvio della circolazione dei treni. Gli operatori della centrale operativa dell’azienda trasporti hanno notato la presenza di tre ragazzi nella galleria di Inganni, sulla M1, e hanno subito azionato i comandi per la disattivazione dell’energia elettrica. Gli uomini della security hanno chiuso tutte le possibili vie di fuga e accerchiato il gruppo: bloccati due spagnoli di 20 e 23 anni e un portoghese di 21. La loro bravata ha generato uno stop ai convogli di circa un quarto d’ora, tanto che sono stati denunciati dai militari del Radiomobile per interruzione di pubblico servizio. Cosa ci facevano in metrò alle 5.30 del mattino? Loro si sono definiti "esploratori urbani", "urbex" nell’abbreviazione anglosassone: vale a dire moderni Indiana Jones che girano il mondo per fotografare e documentare le loro giornate in edifici abbandonati, luoghi angusti e in disuso, sia in profondità che in altezza (da qui le definizioni alternative di "speleologia urbana" o "arrampicata urbana"), con i rischi connessi di sconfinare in proprietà private o di farsi male per scarsa conoscenza dei posti che ispezionano senza autorizzazioni né precauzioni. È il caso dei tre iberici? Più no che sì, a giudicare da alcuni indizi. Il primo: alcuni tattoo in bella mostra su braccia e gamba sono potenzialmente riconducibili alle sigle di crew di writer. Il secondo: nella gallery dello smartphone di uno di loro, è stata trovata la foto di un sacchetto pieno di bombolette spray.

Il terzo: gli occhi elettronici che ne hanno immortalato l’ingresso a Inganni, verosimilmente da alcune grate in strada, hanno ripreso un borsone rosso; gli addetti Atm non lo hanno ancora trovato, lo cercheranno stanotte a esercizio chiuso. "I writer, italiani e stranieri, colpiscono tutte le linee come collezionisti e poi si scambiano le informazioni sui punti più vulnerabili dei depositi", ragiona l’esperta del fenomeno Fabiola Minoletti.