"Nessuno l’ha sentita piangere Pensavo che fosse in vacanza"

Le parole di una vicina di casa. Davanti al pm niente lacrime, Alessia Pifferi è rimasta sempre "fredda"

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di Marianna Vazzana

"Poche volte ho visto Alessia con la bambina". In piedi, a pochi passi dalla “casa dell’orrore“ di via Parea a Ponte Lambro dove mercoledì mattina la piccola Diana, di 16 mesi, è stata trovata senza vita, una vicina di casa che conosceva mamma e figlia racconta quello che in cortile ha visto e sentito. "Quando l’ho vista, mercoledì mattina, Alessia piangeva. Diceva “io sono una buona mamma, non sono delinquente“. Mi dispiace per la bambina perché la mamma l’ha abbandonata. Non la vedevo mai giocare insieme a lei. La teneva sempre sul passeggino". Alessia Pifferi "non ha mai pianto" davanti agli inquirenti e di fronte al pm di Milano Francesco De Tommasi si è mostrata "fredda", consapevole delle conseguenze del suo abbandono.

Durante la settimana in cui la piccina è rimasta sola nessuno ha sentito nulla. Non un pianto, non un lamento. "Pensavo che la piccola fosse in vacanza. E non ho visto nessuna baby sitter". Perché la realtà è che con quella bimba nonc c’era nessuno: è rimasta sola per 6 giorni, mentre la mamma era a Leffe, in provincia di Bergamo, dal nuovo compagno. Come se la sua figlioletta non esistesse. Alla polizia ha raccontato in un primo momento di averla affidata a una baby sitter (inesistente), poi alla mamma (che vive fuori regione), poi alla sorella (con la quale non ha contatti da due mesi). Ieri notte, messa alle strette, ha ammesso di aver lasciato la piccola senza nessuno che si occupasse di lei. E non era la prima volta. Secondo quanto emerso finora, aveva lasciato la bimba da sola, con un biberon pieno di latte vicino al lettino da campeggio in cui era adagiata. In cucina una boccetta di En, un farmaco ansiolitico (con benzodiazepine), vuota per tre quarti. Usato per “addormentare“ la piccola? Potranno chiarirlo solo l’autopsia e l’analisi del latte. Ai poliziotti della Squadra Mobile, diretta da Marco Calì, la donna ha dichiarato che quel contenitore non fosse suo ma di un conoscente.

Secondo la ricostruzione, giovedì della settimana scorsa Pifferi avrebbe lavato e cambiato la piccola, prima di partire per raggiungere il compagno nella Bergamasca. Al compagno avrebbe detto che la piccola era al mare con sua sorella. Quando, poi, nei giorni scorsi ha accompagnato il fidanzato a Milano per lavoro, la donna non ha nemmeno messo piede in casa. Si sarebbe comportata come se la piccola non fosse esistita. Già altre volte, specialmente nei weekend, avrebbe riferito poi, l’aveva lasciata da sola e la bimba era sopravvissuta. Pensava forse di trovarla viva anche mercoledì. Ma così non è stato: alle 7 ha scoperto il corpicino senza vita. Poi ha bussato a una vicina, a quanto pare piangendo a dirotto. E la vicina ha chiamato i soccorsi. Erano già le 11.15. Per la piccola era troppo tardi. Stando ai primi rilievi era già morta da ore, forse giorni.

"Sapevo che poteva andare così", avrebbe detto la mamma davanti al pm De Tommasi.

La donna è stata arrestata con l’accusa di omicidio volontario pluriaggravato dai futili motivi e dalla premeditazione. Il suo non sarebbe stato un gesto dettato da una situazione di degrado e di tossicodipendenza, ma pare da una volontà di disinteressarsi della bambina, che sarebbe stata il frutto di una relazione clandestina. Il padre? Sconosciuto. Pifferi non era seguita dai Servizi sociali del Comune e il sospetto è che non abbia mai neppure portato la piccola dal pediatra. In memoria di Diana sono stati appesi dei palloncini bianchi sulla ringhiera di via Parea. "Ma restano amarezza e rabbia – sottolinea un abitante – perché nessuno è intervenuto in tempo".

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