"Nessun sistema ha funzionato: resti in carcere"

Parla il “papà-detective“ che tre anni fa lo fece arrestare. Si era avvicinato a dei bambini, tra cui sua figlia

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"Il sistema di tutela dei minori non funziona. Questa persona resti in carcere". Non usa mezzi termini il “papà-detective“ che a settembre del 2018 contribuì a far arrestare G.V., pedofilo seriale, dopo che si avvicinò alla sua bambina di meno di 10 anni nel parco Trotter. Prima segnalò quella presenza "sgradita" al Municipio 2 e poi al commissariato di polizia di Villa San Giovanni. L’allora venticinquenne finì in manette per l’inosservanza alle regole che avrebbe dovuto rispettare: sottoposto alla sorveglianza speciale con obbligo di dimora, aveva il divieto di avvicinarsi a luoghi frequentati da bambini e ragazzini. In più, fu indagato per adescamento di minori.

Il pedofilo è stato ora nuovamente bloccato. Che ne pensa?

"Penso sia incredibile che possa aggirarsi liberamente, ancora, in posti frequentati da minori, nonostante tutti i pregressi. Significa che non funziona niente: né la magistratura, né il sistema della sorveglianza speciale e neppure il sistema riabilitativo che, come ho appreso, questa persona stava seguendo. Siamo di fronte a situazioni-fotocopia che si ripetono negli anni. Eppure non cambia mai nulla. E a farne le spese sono i piccoli".

Quest’uomo avrebbe riconosciuto di essere "malato" e ha invocato la "castrazione chimica". Come commenta queste sue dichiarazioni?

"Io dico che avrebbe dovuto già essere nella condizione di non poter nuocere. Non do la colpa al pedofilo, evidentemente con problemi, ma a chi ha consentito che arrivasse a tanto. Com’è possibile che una persona esca dal carcere e commetta sempre gli stessi reati, prima che qualcuno lo fermi? Mi domando perché non sia stato controllato prima. Anche più di tre anni fa, al Parco Trotter, se non avessi segnalato io la situazione, probabilmente questo soggetto avrebbe continuato ad agire indisturbato".

Cosa era capitato, nel 2018?

"Era stato notato dai genitori per la prima volta a fine giugno di quell’anno. Si era avvicinato a un gruppo di mamme riportando loro due bambine, tra cui la mia, che si erano allontanate verso altri giochi del parco, lontane dalla vista dei loro parenti. Aveva raccontato di trovarsi al Parco Trotter per accompagnare le bambine della sua fidanzata, che però nessuno aveva mai visto. Qualche tempo dopo, le sue attenzioni si erano focalizzate su una ragazzina di 16 anni, parente stretta della mia bambina. In una telefonata, lui la invitò a raggiungerlo a casa sua e a portare con sé anche la bimba".

E poi?

"Per fortuna non successe nulla. Ma tra le mamme del parco circolava la notizia potesse essere lo stesso ragazzo arrestato quattro anni prima in largo Marinai d’Italia. Io controllai: era lui. Da qui, la mia segnalazione all’allora presidente del Municipio 2 e alla polizia".

Alla luce dei nuovi sviluppi, cosa auspica?

"Che questa persona, evidentemente malata, non abbia più modo di avvicinarsi a dei ragazzini. Ma sul serio. Se la sorveglianza speciale non ha funzionato e neppure il percorso di riabilitazione, resti in carcere".

Marianna Vazzana

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