Rogoredo, si muore ancora nel boschetto della droga

Morto Cosimo Sarica. Nel 2004 fu accusato di aver rapito una donna

Tossici nel boschetto di Rogoredo

Tossici nel boschetto di Rogoredo

Milano, 8 aprile 2019 - A terra. Esanime. Con una siringa lì accanto. Gli altri eroinomani del boschetto hanno subito lanciato l’allarme, dando seguito a quel patto di mutuo soccorso da sempre rispettato nel girone infernale di via Sant’Arialdo. Purtroppo per Massimo Cosimo Sarica non c’è stato niente da fare: portato al Policlinico San Donato dai sanitari del 118, il cinquantenne milanese è morto subito dopo l’ingresso in pronto soccorso. Un’altra croce piantata a Rogoredo. La prima del 2019. L’ennesima di una serie iniziata diversi anni fa e che sarebbe stata persino più lunga se negli ultimi due mesi gli operatori coordinati dalla Croce Rossa non avessero effettuato ben dieci interventi su altrettante overdose, di cui due risultati salvavita.

Sul posto, ieri alle 14.30, sono intervenuti anche i carabinieri della pattuglia mobile di zona della Compagnia Monforte, che, una volta appreso del decesso, hanno comunicato la notizia ai familiari dell’uomo. Il nome del cinquantenne è tutt’altro che sconosciuto alle cronache. Sì, perché nell’ottobre del 2004 fu arrestato dai militari di Corsico perché accusato, insieme ad altre due persone, di aver rapito una giovane nigeriana in via Ripamonti e di averla tenuta segregata per una settimana in una villetta del Reggiano per ottenere dal fidanzato un riscatto da 50mila euro: all’epoca, emersero dettagli drammatici della prigionia della donna, drogata e costretta a rapporti sessuali dai due uomini del gruppo (la terza era una donna).

Alla fine, però, Massimo Cosimo Sarica ne è uscito pulito dal punto di vista giudiziario, se è vero che in banca dati non figurano condanne per sequestro di persona e violenza sessuale ma soltanto precedenti per guida in stato di ebbrezza e porto abusivo di armi. Non si sa se fosse un frequentatore abituale del boschetto o se avesse iniziato ad andarci solo di recente, ma sul fatto che sia stato ucciso da un’overdose di eroina ci sono pochissimi dubbi: i militari coordinati dal capitano Silvio Ponzio non hanno rinvenuto segni evidenti di violenza sul corpo dell’uomo.

La tragica fine del cinquantenne riaccende inevitabilmente i riflettori sul boschetto di Rogoredo. Solo una settimana fa, il prefetto Renato Saccone e il sindaco Giuseppe Sala avevano partecipato alla passeggiata organizzata da Italia Nostra per fare il punto della situazione: «C’è ancora molto da fare», aveva precisato il primo cittadino, pur sottolineando il lavoro portato avanti in questi mesi («Segno di forza, determinazione e collaborazione») per sottrarre terreno ai pusher, tra tonnellate di rifiuti portate via, sentieri rimessi a nuovo e alberi piantati. Sulla stessa linea Saccone, che aveva riassunto i numeri del piano anti-spaccio varato a gennaio: presenze più che dimezzate nell’area e 36 ragazzi già in comunità o in attesa di andarci.

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro