Morte in tangenziale. "Non poteva prevedere la bravata"

Travolse e uccise un ragazzo che faceva le flessioni. Le motivazioni della sentenza che assolve l’automobilista

Morte in tangenziale. "Non poteva prevedere la bravata"

Morte in tangenziale. "Non poteva prevedere la bravata"

Non può "essere addebitata al conducente di un veicolo che viaggiava in orario notturno una penale responsabilità per l’investimento di un pedone che, sulla carreggiata autostradale, stava tenendo un comportamento totalmente incompatibile con le più elementari regole di prudenza, senza alcuna giustificazione plausibile se non quella di cimentarsi in una bravata". Lo scrive il gup di Milano Luca Milani nelle motivazioni della sentenza con cui, lo scorso 10 aprile, ha assolto nel processo abbreviato con la formula "perché il fatto non sussiste" dall’accusa di omicidio stradale il giovane che nel novembre di tre anni fa investì Isac Djaniel Beriani, 20 anni, che verso le 3.30, dopo aver bevuto molto in una serata con amici, si era messo a fare flessioni nella corsia centrale della Tangenziale Est di Milano. Il 20enne morì poco dopo in ospedale. L’"ipotetica riduzione della velocità di marcia - spiega il giudice - non avrebbe impedito l’impatto" e va considerata, si legge ancora, la "condotta spericolata", "anormale e non preventivabile".

Stando alla ricostruzione, la macchina con a bordo Beriani e gli amici si trovava in tangenziale perché i giovani stavano rincasando da una festa. Erano le 3.30 del 21 novembre quando l’auto si fermò a lato della strada, probabilmente perché uno dei ragazzi a bordo si era sentitto male: il ragazzo scese e si mise a fare flessioni in mezzo alla carreggiata a fare le flessioni e venne investito da un’auto. I cinque amici sono scapparono via con l’auto "per paura" dopo aver visto l’amico che veniva travolto, salvo tentare di tornare sul posto, senza riuscirci perché lo svincolo era stato chiuso per l’arrivo dei soccorsi.