
Milano, il Cenacolo Vinciano (Foto Newpress)
Milano, 15 settembre 2018 - Nuovi criteri in base ai quali stabilire la parte di risorse del Fondo Unico per lo Spettacolo (Fus) da destinare alla Regione, una prima e indicativa lista di 19 monumenti che Palazzo Lombardia vuole gestire da sé e, non ultima, la nuova figura del ricercatore regionale. Così l’autonomia lombarda si riverbererà nei comparti della cultura e della ricerca. Tre punti inclusi nelle 150 pagine del dossier inviato a luglio dalla Regione al Governo. Tre punti sui quali Stefano Bruno Galli, assessore regionale all’Autonomia e alla Cultura, si dice fiducioso: centrare il risultato è possibile. In questi mesi a Roma sono stati attivati tavoli di lavoro tra la Regione e il Governo su macro-temi quali la sanità, l’ambiente, il lavoro, la protezione civile, l’agricoltura e, appunto, la cultura. L’intesa tra Palazzo Chigi e Palazzo Lombardia sarà firmata entro fine anno. Già detto dell’abolizione del superticket sanitario per i lombardi (se tutto andrà secondo le previsioni, lo pagherà solo chi viene a curarsi in Lombardia da altre regioni) ecco i dettagli sulle conseguenze dell’autonomia in fatto di cultura.
«Oggi – spiega Galli – è la Consulta dello Spettacolo a decidere la quota del Fus da destinare alle Regioni, una volta recepita la proposta del Ministero per i beni e le attività culturali. Noi chiediamo che tale quota sia decisa sulla base di alcuni parametri generali, quali la densità di popolazione della regione e il gettito fiscale, e, sopratutto, attraverso parametri specifici: il numero delle imprese attive in regione nel settore dello spettacolo, il numero dei lavoratori del settore, il numero degli spettacoli e delle proiezioni prodotte, il numero degli ingressi e la spesa al botteghino». «Nel 2016 – fa sapere Galli – la Lombardia ha avuto dal Fus 52 milioni di euro, il 14% della disponibilità complessiva. Ma qui si è concentrato il 23% della spesa italiana al botteghino, qui si è avuto il 20% degli ingressi sul totale nazionale (34,6 milioni di biglietti ndr), qui è stato prodotto il 16% degli spettacoli prodotti nel Paese. Alla luce di questi dati, è evidente che l’attuale ripartizione del Fus non è equa».
Quindi il tema della gestione diretta di monumenti e siti di interesse culturale e archeologico. «Attualmente un sindaco non può decidere neppure se mettere una macchinetta per le bibite all’interno di un museo che si trova nel suo Comune se il museo è gestito dallo Stato. Ma nonostante questo sono i sindaci a dover rispondere ai visitatori» spiega l’assessore. Di seguito, quindi, la lista dei 19 monumenti “rivendicati” dalla Regione. A Milano Palazzo Litta, il Cenacolo Vinciano, la Biblioteca Nazionale Braidense e la Mediateca di Santa Teresa. A Monza la Cappella Espiatoria. A Sirmione il Castello Scaligero, le grotte di Catullo e il museo Archeologico. Nel bresciano il museo Archeologico della Val Camonica, il Mupre, il Parco dei Massi di Cemmo, quello delle incisioni rupestri e la Villa Romana e l’Antiquarium di Desenzano. Nel pavese, il museo della Certosa, la biblioteca universitaria di Pavia, il museo archeologico della Lomellina a Vigevano e, sempre a Vigevano, la piazza Ducale, il Castello e la torre del Bramante. Infine la biblioteca statale di Cremona, Palazzo Besta a Teglio (Sondrio) e il sito longobardo di Castelseprio (Varese). Infine la richiesta di equiparare ai ricercatori accademici quei ricercatori che lavorano, invece, nelle imprese private. Questo sarebbe, in sintesi, il ricercatore regionale.