Coronavirus, morti nella Rsa a Mediglia: "Molti dei nostri nonni potrebbero essere vivi"

Tardiva comunicazione e mancato isolamento. La denuncia delle famiglie ripercorre le fasi della tragedia

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È stata trasmessa alla Procura di Lodi la denuncia presentata da 34 famigliari degli anziani ricoverati alla Rsa Borromea di Mediglia che, in poche settimane, ha contato 65 decessi su un totale di 150 posti letto. Una vera e propria strage silenziosa alla quale i parenti hanno assistito impotenti ed increduli mentre, insieme al dolore, montava la rabbia. "A mano a mano che faticosamente raccoglievamo informazioni – ha spiegato Leonardo La Rocca, portavoce del comitato dei parenti – abbiamo constatato incongruenze ed omissioni rispetto a quanto ci era stato di volta in volta comunicato dalla direzione della Rsa. La tardiva comunicazione di quanto inizialmente avvenuto all’interno della Rsa, nonostante in molti fra i responsabili fossero a conoscenza dell’inizio di una fase di contagio diffuso, potrebbe aver implicato la potenziale diffusione del virus anche all’esterno della struttura. Siamo convinti che molti dei nostri congiunti potrebbero essere ancora in vita, vogliamo giustizia".

Accuse pesanti, quelle dei famigliari, che sulla carta bollata hanno ripercorso i fatti a partire dal 23 febbraio, data in cui la struttura è stata ufficialmente chiusa in via precauzionale. "Dalla data del primo contagio accertato – si legge nella denuncia - non è stata data comunicazione alcuna ai soggetti che nelle settimane precedenti avevano avuto accesso alla struttura, quindi durante la potenziale fase di incubazione del Covid-19 fra gli ospiti. Questo fatto potrebbe aver implicato il mancato isolamento da parte dei 74 familiari registrati all’interno dei registri degli accessi nella riapertura successiva al 23 febbraio. Durante il periodo di prima diffusione del contagio all’interno della struttura, non è risultata un’azione di tempestivo isolamento dei pazienti sintomatici da quelli asintomatici, come risulta da numerose testimonianze. Non risulta alcun riscontro da parte di Ats Città metropolitana alla richiesta di ispezione per la verifica delle condizioni di salute degli ospiti e delle modalità di attuazione delle attività di contrasto alla diffusione del Covid-19 all’interno ed all’esterno della struttura, né circa l’effettuazione dell’attività di sanificazione totale dell’area".

La denuncia è stata presentata nei confronti di chiunque verrà ritenuto responsabile delle condotte messe in atto. L’ipotesi di reato è di omicidio colposo ed epidemia colposa.

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