Ucraina, missione Arché per bimbi e anziani. Al ritorno c’è spazio per una famiglia

Portata in Italia coppia di novantenni con figlia di 70 anni. I volontari: esperienza durissima, allarmi bombe continui

Il gruppo in Ucraina

Il gruppo in Ucraina

Milano -  "Questa è la terza spedizione di Arché in Ucraina. Portiamo aiuti, portiamo pace. Stiamo a contatto con le persone: impressionante il coraggio e la determinazione di questo popolo". Padre Giuseppe Bettoni sta tornando a Milano insieme al suo gruppo di volontari, una carovana di tre pulmini, dopo la terza missione umanitaria a Leopoli. Partiti carichi di beni da donare, tornano con una famiglia di profughi: padre e madre ultranovantenni insieme alla figlia, che saranno accolti dalla figlia a Parma. È padre Bettoni a a tenere le redini di Fondazione Arché, nata a Milano come associazione 31 anni fa a supporto di bambini sieropositivi e delle loro famiglie, onlus che oggi accompagna i piccoli e le famiglie vulnerabili nella costruzione dell’autonomia sociale, abitativa e lavorativa offrendo servizi di supporto e cura.

Arché non poteva restare indifferente al grido d’aiuto dell’Ucraina e ha raccolto in particolare l’appello di padre Ihor Boyko, rettore del Seminario Teologico dello Spirito Santo di Leopoli, che ha chiesto cibo per le famiglie con bambini, per gli anziani, per gli ospiti di un orfanotrofio accolti nel seminario e in altri spazi convertiti in luoghi di protezione dalla guerra. "Abbiamo sentito il suono delle sirene, vivendo l’esperienza di entrare nei rifugi per tre volte. Ci siamo resi conto di cosa voglia dire vivere in guerra", continua padre Bettoni. Il gruppo è partito sabato pomeriggio, carico di prodotti per l’igiene, pasta e biscotti, latte in polvere, talco, asciugamani, sacchi a pelo e molto altro, tutto raccolto nei giorni precedenti a CasArché in via Lessona 70, zona Quarto Oggiaro, ed è arrivato a Leopoli domenica mattina. "Io e mio marito Massimo – racconta Rosella, tra i volontari – abbiamo messo a disposizione il nostro pulmino e soprattutto noi stessi. Alla frontiera abbiamo trovato due chilometri di coda, perché molta gente sta rientrando nelle zone non toccate dai bombardamenti. Emozionante conoscere le persone ospitate nel seminario. Noi abbiamo portato anche le uova di cioccolato ai bimbi, dato che domenica si festeggiava la Pasqua ortodossa".

Al ritorno, sui sedili posteriori del pulmino, si sono accomodati tre passeggeri speciali in fuga da Dnipro, nell’est dell’Ucraina, bombardata: Anatolii e Liutsiia, di 93 anni, e la figlia Iryna di 72. "Persone dolcissime. Non parlano una parola di italiano. Per capirci, telefoniamo alla nipote (figlia di Iryna) che li aspetta. Vive a Parma. Abbiamo appuntamento a mezzanotte a Milano", conclude Rosella. Oggi, sia lei che il marito torneranno alla vita di sempre: lei medico, lui insegnante, hanno già puntato la sveglia per andare al lavoro.

 

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