Si è chiusa la fase di ricognizione, dopo la batosta caduta sul bilancio del Comune con la condanna al maxi risarcimento di 20,4 milioni per il lodo gas. Nelle casse pubbliche c’è solo la metà dell’importo che dovrà essere versato ad A2A, per una vicenda legata all’acquisto e alla valorizzazione delle reti che affonda le radici addirittura prima degli anni Settanta. Dai conti degli uffici del municipio, a bilancio oggi ci sono circa 5,5 milioni, che arrivano dagli accantonamenti delle amministrazioni precedenti durante gli anni di disputa. "La nostra gestione ha accantonato tutto ciò che si poteva, rispetto anche ai vincoli di bilancio del Comune", assicura il sindaco Giacomo Ghilardi. Con il consuntivo 2023, ad aprile, si disporrà di un fondo complessivo di circa 11 milioni di euro, poco più della metà del risarcimento. "A conti fatti, la metà di questa somma proviene dalle amministrazioni precedenti, che hanno avviato questo percorso nel 1995, portandolo avanti per 23 anni, mentre l’altra metà è stata da noi accumulata nei nostri 5 anni di mandato - sottolinea il sindaco -. Noi, che operiamo secondo il principio di prudenza nella gestione delle risorse pubbliche, abbiamo anche acquistato ulteriori reti nel 2022 per 8,8 milioni. Questo importo è stato pagato integralmente, utilizzando dei fondi allocati a bilancio anno per anno, in base alla lista dei lavori effettuati nell’anno specifico, verificati puntualmente con l’azienda". L’incognita, oggi, resta come recuperare i mancanti 9,4 milioni. È esclusa la vendita dell’azienda delle Farmacie Comunali.
"Non lo faremo mai, non se ne parla neanche. Non svendiamo un patrimonio aziendale solido e un presidio sociale fondamentale. Non faremo le scelte di Sesto". Il piano di rientro dovrà passare per la leva fiscale e lo stop ad alcuni investimenti. "La questione del debito che oggi ci troviamo è sicuramente complessa, ma non per questo non risolvibile. Stiamo cercando soluzioni, che hanno come obiettivo il minor impatto possibile sui cittadini e il mantenimento di tutti i servizi già esistenti". Il lodo ha riconosciuto in 9,9 milioni il valore delle reti, a cui, però, si devono aggiungere l’Iva al 10% e gli interessi moratori, indicati in una incompleta convenzione stipulata dall’amministrazione e AEM (oggi A2A) nel 1995. Interessi che in 20 anni sono maturati tra ricorsi e controricorsi, facendoli schizzare fino ai 9,5 milioni.