Coppia dell'acido, archiviate le accuse di Martina. Margarito: incubo finito? Non ci credo

Martina non vuole che sia cestinata l’accusa a carico di Antonio di averla violentata nell’agosto 2013 in Salento e di averci riprovato il 20 maggio 2014 nell’auto di lei nel parcheggio di fronte all’Hotel Quark. Ma dopo un’udienza di pochi minuti e un provvedimento stilato in un paio d’ore, l’accusa è cestinata. Archiviata di Marinella Rossi

ANTONIO MARGARITO

ANTONIO MARGARITO

Milano, 15 settembre 2015 - «Ma è davvero finita?». No, non ci crede. La buona notizia gli viene dagli avvocati Roberto Parente e Marco Menegatti quando ha appena concluso un esame. Matematica finanziaria, Università Cattolica. Antonio Margarito ieri era al redde rationem con i docenti e, a distanza, anche col giudice. Al settimo piano di palazzo di giustizia i difensori di Martina Levato (Daniele Barelli e Alessandra Guerini) hanno giocato (e perso) al rilancio: rilancio voluto dalla bocconiana armata di acido se non di coltello. Lei non vuole che sia cestinata l’accusa a carico di Antonio di averla violentata nell’agosto 2013 in Salento e di averci riprovato il 20 maggio 2014 nell’auto di lei nel parcheggio di fronte all’Hotel Quark. Ma dopo un’udienza di pochi minuti e un provvedimento stilato in un paio d’ore, l’accusa è cestinata. Archiviata. E Martina, si deduce, mente. Antonio esulta. O meglio, pare più riemergere da un secolo di apnea: «So che i pensieri che mi hanno assillato giorno e notte per mesi non potranno scomparire improvvisamente, ma sono contento. Contento che ci sia finalmente un punto su questa angosciante vicenda. Sono stati mesi terribili... Ora mi auguro di vivere più serenamente». Il giudice delle indagini preliminari Giuseppe Gennari è stato netto. Antonio Margarito è solo parte lesa di Martina Levato, che nel cominciare a esplorare sabba purificatori sull’altro sesso con cui aveva fatto sesso, con Antonio inaugura l’uso del coltello a scapito delle parti intime, salvate solo per destrezza. E poi, dopo la coltellata, le accuse (che valgono una calunnia aggravata): «Mi ha violentato un anno fa, ci ha riprovato ora». Accuse che Levato non vuole mollare, e ripropone con l’opposizione all’archiviazione dei reati a carico di Margarito, mentre intanto a San Vittore, in momenti diversi rispetto ad Alexander Boettcher, incontra il bimbo (affidato per ora ai servizi sociali) per cui sarebbe stata avviata tutta la saga delle purificazioni.

Martina Levato

Provvedimento netto e lampante. Il gip Gennari, cui i difensori della Levato hanno chiesto di astenersi perché ha già emesso la misura cautelare a carico di lei, Boettcher e Andrea Magnani sulle altre aggressioni all’acido contro Stefano Savi e Giuliano Carparelli e sulle coltellate a Margarito, non si astiene: «È del tutto fisiologico al sistema – scrive nell’ordinanza – il fatto che il giudice per le indagini preliminari - medesima persona fisica - emetta ordinanza cautelare ove vengano ravvisati gravi indizi e, per il resto, archivi. Così come non esiste una pretesa legittimamente tutelata di avere, in ogni frangente, un giudice “nuovo” per la decisione...». L’accusa a carico di Antonio è archiviata, nel merito, «non perché non si possa o voglia cambiare idea, ma per la semplice ragione che la difesa propone nulla più che una sostanziale rilettura degli atti già presente al fascicolo».  Resta così in piedi la valutazione data nella misura del 17 aprile. Il gip respinge anche la richiesta di sentire Levato e Margarito e non fa nemmeno parola sulla richiesta di acquisire le dichiarazioni di Antonio alla trasmissione “Quarto grado”, richiesta che il pm Marcello Musso bolla come «irrituale e bizzarra». «Per Antonio è la parola fine dell’incubo processuale – dice la sua difesa –. Siamo costernati dall’insistenza dimostrata nel calunniarlo. È l’ennesima conferma del tentativo della Levato di continuare a negare l’evidenza dei fatti e protrarre le sofferenze alle sue vittime». Che a Martina non donino le vesti di pentita, nonostante gli sforzi della sua difesa, pare innegabile. Ma c’è anche qualche scelta processuale che potrebbe sembrare dilatoria. Venerdì è attesa (con il complice Magnani) davanti al gup Roberto Arnaldi per il rito abbreviato sugli assalti a Margarito, Savi e Carparelli. E già aleggia l’ipotesi di un legittimo impedimento giustificato dall’allattamento (a distanza) del bimbo e dallo sfiancante impegno di dimostrare a psicologi e assistenti sociali la sua capacità di essere madre.

marinella.rossi@ilgiorno.net

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