Luigi Roth ha guidato colossi come Pirelli, Ernesto Breda, Breda Costruzioni Ferroviarie e Ansaldo Trasporti. È stato al timone di realtà pubbliche e private, come Ferrovie Nord Milano, Terna e Fondazione Fiera Milano. Quando ancora era un ragazzino di 81, Luigi Roth si è regalato un nuovo impegno, non pagato, da presidente di Pedemontana, l’autostrada più attesa e contestata della Lombardia. Da un osservatorio privilegiato ha visto sfilare la storia economica e sociale di Milano, fra grandi promesse economiche, mantenute, e crescenti difficoltà sociali. "Le dico subito che io resto ottimista, per convinzione".
Perché è ottimista?"Questione di cultura. La cultura è un fattore orizzontale, la tecnica verticale. Milano ha saputo sempre coinvolgere, allargare progetti e visioni in chiave di comunità. Vale anche come monito: non si può abbandonare il territorio. Chi guida realtà importanti come grandi aziende, e io l’ho fatto, si deve occupare di quello che lo circonda. È un dovere morale, ma, se non altro, va fatto almeno perché porta vantaggi".
Da dove le deriva tanta sicurezza?"Conosco Milano. Sono nato a Porta Garibaldi. Mio padre aveva un’azienda in corso Como: guardi oggi questo posto cos’è diventato. Dalle case distrutte dalla guerra che ancora si vedevano negli Anni ’50 e ’60 ai grattacieli. Un miglioramento che non si può non notare".
Merito di cosa?"Non del ’metodo Milano’ ma del ’metodo milanesi’: sono i milanesi che fanno la città. Capaci di mettere a sistema esperienze ed esigenze, di unirsi per ottenere risultati. Oggi si parla di città metropolitana, mezzo secolo fa non se ne parlava, ma c’era già. La città interagiva continuamente, naturalmente con il territorio".
Sembra però che un pezzo di città sia rimasto indietro: le periferie e il problema dell’immigrazione, dell’integrazione..."Questa maturazione invece è già in atto. Io non lo conosco personalmente, ma il presidente del municipio 1, la zona del centro, si chiama Mattia Abdu Ismail, è un ragazzo nato da padre egiziano e madre milanese, commercianti in zona Garibaldi. Ha studiato al Politecnico... ma ora si dedica alla città. Qui uno più uno fa tre, non due".
Niente critiche?"Sì, ci sono anche problemi. Questa è una città vivacissima, che non taglia le gambe alla gente. Certo, avrebbe bisogno di qualche servizio in più. Si è cresciuti molto. Come un’azienda che passa da cento a mille persone e non moltiplica solo l’organico, ma anche gli assetti qualitativi".
Lei si occupa ancora di trasporti..."Ecco, è assurdo che la città metropolitana non ne sia complessivamente servita. Che non si arrivi ancora a Monza. Ci vorrebbe uno sforzo per adeguare l’offerta".
Cosa manca?"La Città metropolitana che non c’è…".
Come se ne esce?"Lo spirito milanese è anche capire che ognuno deve fare la propria parte… Guardi l’area Expo".
Guardiamola…"Da presidente di Fondazione Fiera l’ho comprata io. Expo non c’era ancora. Dodici milioni. Un angolo fra la statale, i campi e i terreni di un’ex raffineria. Ho chiamato tutti: io compro, siete d’accordo? Oggi ci sono metrò, università, ospedale… E ne vale 180. La collaborazione dà risultati. Serve solo una struttura di coordinamento che programmi, pianifichi, metta tutti insieme".
Intanto però gli stipendi faticano e le case sono care…"Il potere d’acquisto? Menomale che siamo entrati nell’euro che ci ha salvato, ma è dal tasso di conversione sbagliato che i salari faticano. I prezzi delle case risentono della legge della domanda e dell’offerta. Servirebbe una proiezione più ampia, fuori dall’area urbana. Immagini l’effetto di portare più infrastrutture nell’hinterland. E gli strumenti ci sono…".
Lei lavora alla Pedemontana, l’autostrada da Varese alla Brianza. Se ne parla da 40 anni…"Sono qui gratis: la gente non pensa che sia un folle né che mi arricchisca. Lo faccio per servizio. È una sfida: un’autostrada in un territorio antropizzato disturba, ma è facile dire passate altrove. Metterci venti minuti in meno per andare a lavorare vale in termini di vita quotidiana e di pil…Servono dialogo, condivisione, e poi la decisione".
Parlava di cultura..."Ci sono iniziative importanti. Ma anche il sociale: mense, attività solidali. Una rete magnifica. Milano riesce a comunicare bene, cuore, testa e pancia".
Una critica?"Se si riuscisse a mettere meno ostacoli, a eliminare i personalismi che a volte emergono... Ai milanesi, però, dico: credeteci, abbiate speranza. Riempite il cuore di desideri e spingete perché possono diventare realtà".