Liliana Segre: “Sono stata al funerale di Ramelli, non sopporto una tragedia di quel tipo”

La senatrice a vita sopravvissuta alla Shoah: “Ho sempre scelto di partecipare umanamente e non ideologicamente, perché sono testimone e nonna, non un politico”

La senatrice a vita Liliana Segre al Memoriale della Shoah

La senatrice a vita Liliana Segre al Memoriale della Shoah

La senatrice a vita Liliana Segre è intervenuta riguardo alla commemorazione di Sergio Ramelli, lo studente membro del gruppo di estrema destra Fronte della Gioventù morto il 29 aprile 1975 a seguito di un assalto da parte di un commando dell’organizzazione comunista Avanguardia Operaia. “Nella mia vita – ha detto Segre nella trasmissione L’aria che tira, su La7 – ho cercato di fare tante cose, sono andata a vedere la Foiba di Basovizza, sono stata al funerale di Ramelli perché non potevo sopportare una tragedia e una violenza di quel tipo”.

La senatrice Segre, che fu deportata nel campo di concentramento nazista di Auschwitz, sopravvisse ed è oggi testimone attiva della Shoah, ha sempre condannato ogni forma di violenza politica. Rispetto alle date che scandiscono la vita italiana, come quelle del 25 aprile o del Primo maggio, ha detto che “non devono essere divisive”. “Ci sono cose vissute come ricchezze civili – ha detto – e altre che ti vengono proposte. Ho visto la foiba di Basovizza e sono andata al funerale di Ramelli. Ho sempre scelto di partecipare umanamente e non ideologicamente, perché sono testimone e nonna, non un politico”.

“Mi piace festeggiare i 75 anni della Costituzione. Dovrei poi presiedere la prima seduta della Commissione contro l'istigazione all'odio, contro razzismo, contro antisemitismo che per fortuna anche quest'anno posso presiedere. L'importante è che siano i giovani a sentire il paese che vogliono, ho molta fiducia nei giovani, sento tutti questi ragazzi come miei nipoti. Il paese è dentro di noi, siamo nati e cresciuti in un'Italia che solo i giovani possono migliorare”, ha concluso.

Chi è Sergio Ramelli

Sergio Ramelli, all’epoca studente, venne aggredito proprio il 13 marzo e morì in ospedale dopo oltre un mese di agonia. È considerato una delle vittime degli Anni di Piombo, il periodo compreso tra gli anni Sessanta e Ottanta contraddistinto da un estremismo politico che produsse violenze di piazza, lotta armata e terrorismo, sia di destra che di sinistra. I responsabili dell’omicidio furono identificati dieci anni dopo l’aggressione e tra il 1987 e il 1990 furono processati e condannati in via definitiva per omicidio volontario.

Da decenni, l’estrema destra italiana considera Ramelli un martire vittima della violenza comunista e, ogni anno il 29 aprile, lo commemora in una manifestazione che riunisce anche diversi gruppi neofascisti. Durante questi incontri, va in atto anche il cosiddetto appello del Camerata: un leader chiama “Attenti”, scandisce per tre volte il nome “Camerata Sergio Ramelli” e i partecipanti rispondono “Presente” mentre esibiscono il saluto fascista a mano tesa.

In passato, diversi partecipanti sono stati denunciati e condannati per apologia del fascismo e alcune di queste commemorazioni sono considerate eventi legati a stretto filo con l’universo neofascista. Tuttavia, in quanto giovane vittima della violenza politica, alla memoria di Ramelli sono dedicati diversi luoghi e targhe di Milano. Le inaugurazioni di questi luoghi sono state presiedute, tra gli altri, dal sindaco di Milano Beppe Sala e dalla leader di Fratelli d’Italia e attuale presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro