L’avanzata di ruspe e asfaltatrici: Binasco maglia nera di consumo di suolo

Nell’area metropolitana continua la cancellazione di aree naturali: la fotografia dell’Istituto per la ricerca ambientale

Operai al lavoro

Operai al lavoro

Binasco (Milano) - Entrambi piccoli, sono però agli antipodi nella classifica di consumo di suolo stilata da Ispra per il 2020 nell’hinterland: Binasco, settemila abitanti, è maglia nera con un incremento del 6,1% rispetto al 2019, qui il costruito occupa quasi il 40% della superficie totale, pari a 152 ettari, e Besate, duemila anime, il più virtuoso, fra i centri che l’anno scorso non hanno cancellato neanche un metro di aree naturali.

Ma il paesino del Sud Milano, dove le ruspe rombano nonostante il Covid, è in buona compagnia: ai vertici ci sono anche Senago, Segrate, segue Paullo con un aumento del 4,67% nel confronto anno su anno, mentre Rho si ferma a 3,62%, tra il 2 e il 3% ci sono Gorgonzola, Vignate, Liscate e Peschiera Borromeo, tra l’1 e il 2% Lacchiarella e Settimo Milanese, mentre sotto l’1% Cernusco sul Naviglio, Pessano con Bornago, Rozzano, Cassano d’Adda e Carugate.

La fotografia dell’Istituto superiore per la ricerca ambientale lascia poco spazio all’interpretazione: la cementificazione di aree verdi continua ad avanzare. Pur con le restrizioni sulla produzione industriale e sugli spostamenti imposti dalla pandemia, città e borghi hanno inghiottito altro terreno vergine. Tanti, però, anche i Comuni riuniti nella fascia che nell’ultimo anno non hanno consumato suolo, da Corsico a Vimodrone, a Inzago, Pozzo d’Adda, Colturano e Pantigliate. Dove certamente si sono aperti cantieri, ma hanno lavorato su aree dismesse, senza eliminare altri campi.

Sempre a Vimodrone, tuttavia, i cittadini combattono per mantenere intatta Cascina Gabbana, l’ex cava di 120mila metri quadrati dove in 70 anni è nata una radura con laghetto, che ora la proprietà vuole interrare per costruire. Emblema della lotta che gli ecologisti "combattono ogni giorno – dice Giuseppe Moretti di Legambiente Martesana –.Ma il problema adesso ha assunto anche altre sembianze". "Sul territorio si stanno moltiplicando i consumi di aree logistiche e produttive", è l’ultimo allarme lanciato dal gruppo che la ricerca certifica e che da tempo chiedono a Milano e Città Metropolitana "una politica condivisa sul punto, per limitare i danni che derivano da tanti interventi slegati uno dall’altro". Anche un dossier Coldiretti punta il dito contro la febbre del mattone, "l’ultima generazione è responsabile della perdita di un quarto delle campagne, frutto di un modello di sviluppo sbagliato". Gli scenari tracciati dal rapporto Ispra vanno nella stessa direzione e non sono rosei: "Siamo molto lontani dagli obiettivi dell’Agenda 2030, al ritmo attuale per arrivare al consumo di suolo zero ci vorrà fino al 2050".

 

 

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