di Marianna Vazzana
MILANO
Sangue sull’asfalto. Lacrime di chi piange un parente o un amico. Ormai non passa settimana senza tragedia sulle strade milanesi. Nella Spoon River meneghina, Fabio Buffo, 48 anni, papà di due ragazzi, investito e schiacciato da un autobus ieri mattina in via Bellosio all’angolo con viale Forlanini, fa salire a 11 il numero di pedoni uccisi da mezzi motorizzati dall’inizio dell’anno, ai quali si aggiungono cinque ciclisti e un monopattinista. "Cosa dobbiamo fare? Ogni giorno un cittadino di Milano deve piangere per la perdita di un congiunto per un incidente stradale? Si interviene sempre dopo. Ora basta, chiediamo il vigile di quartiere", ha scritto nei giorni scorsi in una lettera Michele Pignataro, fratello di Tommaso, ottantaduenne, ex medico investito lunedì scorso in via Palmanova sulle strisce da un Ford Transit e morto al Niguarda dopo tre giorni di agonia. Prima di lui se n’è andato El Ghazouani Zeroual El Idrissi, sessantunenne di origine nordafricana, investito sabato 30 settembre in viale Jenner da una Harley Davidson e morto due giorni dopo in ospedale. Una scia lunga, tristemente inaugurata da Angela Bisceglia lo scorso 10 febbraio. La novantacinquenne è stata investita da un furgone che faceva retromarcia in via Valassina, zona Maciachini.
Il mese dopo, il 7 marzo, ucciso un venticinquenne: Federico Cafarella, originario di Antella, una frazione di Bagno a Ripoli (Firenze), travolto da un bus Atm della linea 53 mentre attraversava a piedi via Padova all’altezza di via Arici. Poi l’escalation di un’estate tragica, con sei pedoni morti in due mesi. Il 15 luglio, il pensionato di 73 anni Luciano Avigliano è stato trascinato da una moto per una trentina di metri in viale Testi. E non ha avuto scampo. Due settimane dopo, preso in pieno in viale Umbria il diciottenne Karl Nasr, dopo un’incredibile carambola tra auto. Ancora: il 28 agosto, l’ottantanovenne Nicola Zezza era stato investito da un taxi in via Pecorari, dietro Palazzo Reale. L’8 settembre, una Chevrolet si è ribaltata dopo uno scontro con una Seat Leon finendo addosso a una settantasettenne sul marciapiedi tra via Lorenteggio e via Inganni. Sulla lista, poi, l’investimento mortale con omissione di soccorso avvenuto la notte tra il 15 e il 16 settembre: il ventinovenne Muhammad El Sharkawy, italo-marocchino, si era allontanato da viale Jenner al volante della sua Mercedes nera dopo aver falciato il ventottenne Vassil Facchetti. Dopo aver tentato di depistare le indagini, il ventinovenne si è costituito ed è stato indagato per omicidio stradale e omissione di soccorso. Uccisa in strada pure Antonia, per tutti Nina, Pansini, di 75 anni, travolta lo scorso 18 settembre da un mezzo Amsa mentre stava attraversando sulle strisce di via Trasimeno all’angolo con via San Mamete, al quartiere Adriano.
Altro capitolo per gli incidenti che nel 2023 hanno coinvolto ciclisti, cinque volte con esiti letali. In quattro casi è stato l’angolo cieco di un camion o di un furgone a rivestire un ruolo determinante quanto drammatico: il 1° febbraio è successo in piazzale Loreto angolo viale Brianza, dove è stata presa in pieno la trentottenne Francesca Veronica D’Incà. Il 20 aprile è toccato a Cristina Scozia, trentanovenne investita in corso di Porta Vittoria; l’8 maggio a Tianjiao Li, cinese di 54 anni, investito in via Comasina. Ancora: il 22 giugno alla ciclista sessantenne Alfina D’Amato in piazza Durante. Discorso diverso per la tragica fine della ventottenne Francesca Quaglia, morta il 29 agosto all’incrocio tra viale Caldara e corso di Porta Romana: la sua bici si trovava davanti a un mezzo pesante quando è stata agganciata alla ripartenza al semaforo e trascinata per alcuni metri. Tra gli “utenti deboli“ travolti figura pure Juan Carlos Quinga Guevara, primo morto in un incidente su monopattino a Milano, lo scorso 10 marzo: di 33 anni, dell’Ecuador, è stato centrato da una Bmw guidata da un automobilista ubriaco e drogato in viale Famagosta mentre tornava a casa dopo il lavoro in un supermercato.