
Suor Anna Donelli, 57 anni, da tempo impegnata nelle carceri lombarde
di Beatrice Raspa
"Con il sorriso e l’ascolto stabilisce ponti che continuano anche fuori dal carcere, per chi non ha un lavoro, una casa, una famiglia". Con queste motivazioni suor Anna Donelli riceveva, lo scorso febbraio, il premio alla virtù civica Panettone d’Oro, guadagnato grazie ai 15 anni di volontariato nel carcere di San Vittore. Tra i detenuti era soprannominata "Collina", per il suo ruolo da arbitro durante le partite di calcetto. Una storica volontaria anche nel carcere di Brescia, ed è stato qui che per l’accusa suor Anna ha conosciuto i sodali del presunto clan ’ndranghetista capeggiato dalla famiglia Tripodi, titolari di uno sfasciacarrozze e un’azienda di rottami, la Stefan Metalli, a Flero, nel Bresciano. Una conoscenza che ieri l’ha fatta finire ai domiciliari per concorso esterno nel sodalizio. Classe 1966, cremonese residente a Milano, in vecchie interviste la religiosa aveva confidato di essersi fatta suora (Suore della carità) a 21 anni dopo un’infanzia e un’adolescenza difficili, rispondendo "alla chiamata di qualcuno che inaspettatamente mi ha scelta" nonostante si fosse sempre sentita una nullità. Una storia costellata anche da grandi tragedie: nel 2001 suor Anna perse in un incidente, falciata da un tir, la sorella gemella, mamma di tre bimbi, un evento che segnò profondamente la sua esistenza. Dal 2010 scelse di frequentare assiduamente le carceri e le periferie, "una palestra di umanità che ha trasformato il mio sguardo - dichiarò - che ha iniziato a vedere prima di tutto la persona, l’uomo che mi sta davanti sia nell’autore del reato sia in chi lo subisce".
Stefano Terzo Tripodi, il presunto boss che per i pm della Dda Teodoro Catananti e Francesco Carlo Milanesi dirigeva e cooordinava la "locale" federata alla cosca Alvaro, avrebbe addirittura riferito di un presunto patto in essere con la religiosa, così fidata da essere stata inviata a Canton Mombello per risolvere un dissidio tra detenuti. Uno era Francesco Candiloro, arrestato nel 2019 per reati di mafia e ritenuto coinvolto nell’omicidio del fratello di un pentito e nell’organizzazione di un secondo delitto. A Candiloro suor Anna avrebbe dovuto presentarsi come "l’amica di Stefano". Intercettati nella loro officina, i Tripodi l’avrebbero indicata agli amici come una persona a cui chiedere in carcere, "se ti serve qualcosa dentro, è dei nostri". Per il gip, Matteo Guerrerio, il rapporto tra la religiosa e i Tripodi "non appare né occasionale né insignificante".