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La lotta del costruttore di supermercati Esposto ai pm: interessi da usura

La lotta del costruttore di supermercati Esposto ai pm: interessi da usura

"Per mio padre i dipendenti erano come dei figli, e noi abbiamo dovuto lasciare a casa una cinquantina di persone. La nostra impresa era un gioiello, e adesso non abbiamo più niente". L’imprenditore Andrea Giulio racconta "sette anni calvario", che hanno portato alla chiusura dell’impresa edile di famiglia, fondata quando correva l’anno 1970 dal padre, morto nel 2007.

Un’azienda radicata nel Novarese e in passato attiva anche a Milano e in Lombardia, specializzata nella costruzione di supermercati per colossi della grande distribuzione organizzata, finita al centro di un’intricata vicenda giudiziaria con cause in corso davanti al Tribunale civile e un nuovo capitolo che potrebbe aprirsi in sede penale. Giulio, assistito dall’avvocato Piero Porciani, ha presentato infatti un esposto alla Procura di Novara chiedendo di indagare sull’ipotesi di "interessi usurai" applicati dalla Banca Popolare di Novara, acquisita da Bpm, sulla base dei risultati di una perizia disposta dal Tribunale civile di Verbania nell’ambito del primo grado del contenzioso che vede contrapposto l’imprenditore all’istituto di credito, che ha sempre negato ogni irregolarità. La crisi risale al 2014 quando, rimasta senza liquidità, l’azienda ha chiesto alla banca un mutuo ipotecario per risollevarsi, ricevendo un rifiuto.

"Non solo ha rifiutato l’erogazione di un credito ipotecario a un cliente storico il cui patrimonio immobiliare, libero da pesi e gravami, rappresentava una certa garanzia – si legge nell’esposto – ma in data 20.05.2015 ha revocato le linee di affidamento ed intimato alla società il pagamento della somma di euro 1.725.487,97 non dovuta e frutto, per come ad oggi accertato, di applicazione di interessi a tassi usurari, non contrattualizzati o invalidamente variati, pretendendo spese e commissioni non dovute, capitalizzando in mancanza dei presupposti, duplicando gli oneri". Operazione che, secondo la versione dell’imprenditore, avrebbe messo in ginocchio una "storica realtà imprenditoriale fino a quel momento solida", facendola precipitare fino alla richiesta di concordato e infine alla chiusura. Da qui un danno, quantificato dal legale, di circa 24 milioni di euro.

Andrea Gianni