La comunità turca "Un giorno di angoscia prima di risentire i miei Bella questa solidarietà"

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di Annamaria Lazzari

MILANO

Per una giornata intera, quella di lunedì, ha vissuto nell’angoscia di non sapere se i suoi genitori e le due sorelle fossero ancora vivi dopo il sisma che ha sconvolto il suo Paese, la Turchia, assieme alla Siria. "La terra ha iniziato a tremare prima dell’alba, dopo le 4. Mia madre e mio padre stavano dormendo e sono riusciti a mettersi in salvo scappando dalla loro casa che è crollata più tardi, dopo la seconda scossa di mezzogiorno. Anche le mie sorelle sono riuscite a fuggire rifugiandosi in auto. Ho appreso queste notizie solo martedì quando sono riuscito a sentirli al telefono" afferma Eyup Yedialyli, 40enne titolare dell’"Istanbul Turkish Kebap" di corso Lodi, rosticceria con oltre 10 anni di storia che l’uomo ha preso in gestione dall’anno scorso.

Yedialyli vive in Italia dal 2007 ma il padre di 85 anni, la madre di 83 e le sue due sorelle di 35 e 45 anni sono ad Adiyaman, non distanti dalla Siria: in questi giorni le immagini di disperazione dei sopravvissuti della città turca, alla ricerca dei cari tra le macerie, hanno fatto il giro del mondo. Adesso la sua famiglia come sta? "Vivono in una tenda. Mio padre e mia madre però hanno indosso solo il pigiama, non hanno neppure le ciabatte ai piedi perché non hanno fatto in tempo a portare via niente, neppure le chiavi di casa. Internet non funziona. L’elettricità è stata ripristinata solo ieri (due giorni fa ndr) ma il gas non c’è e ci si riscalda con la legna per resistere a temperature che di notte scendono sotto zero. I supermercati son chiusi. I soccorritori sono arrivati e i viveri arrivano in elicottero. Altre zone sono ancora più isolate di Adiyaman". In questi giorni più voci hanno sollevato il tema dell’abusivismo edilizio. "È vero, sono stati costruiti tanti palazzi negli ultimi anni, anche fuori norma, ma di fronte a un sisma con una potenza di 130 bombe atomiche anche il più moderno degli edifici, con le carte in regola, non avrebbe resistito. Anche le autostrade si sono aperte in voragini profonde. Di fronte a una catastrofe simile non ci si poteva preparare". Cosa spera? "Mi auguro che siano ripristinati i collegamenti, così potrei partire e raggiungere i miei per dare aiuto. Mi conforta la solidarietà di tutti i Paesi, anche dalla Grecia con cui negli anni non sono mancati momenti di tensione: un gesto di grande umanità, l’unica cosa che ci rimane di fronte alla distruzione".

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