Istat e demografia dati (anche) sorpredenti

Achille

Colombo Clerici*

Nel 1860, anno dell’Unità d’Italia, Napoli era la città più popolosa del Regno, con 450mila abitanti, mentre Roma e Milano ne contavano meno di 200mila. Durante il ventennio fascista (1921-1940), nonostante le misure di promozione della natalità (dalla proibizione della vendita di contraccettivi fino alla tassa sul celibato) la natalità declina dal 31 al 23‰. Sono due dati poco noti che si leggono nella “Storia demografica dell’Italia dall’Unità ad oggi” che inaugura una nuova collana edita da Istat la quale racconta la trasformazione del Paese negli ultimi 160 anni attraverso i cambiamenti demografici: l’aumento della popolazione e il suo invecchiamento, l’inurbamento, l’emigrazione verso l’estero e le aree forti del paese, sostituita poi dall’immigrazione. Quanti siamo in Italia oggi? 59 milioni, oltre 5,1 milioni gli stranieri i quali rappresentano l’8,7% della popolazione residente, rispetto all’11,3% in Spagna e al 12,7% in Germania. Le nazionalità più rappresentate sono Romania (1,1 milioni) e Albania (433mila), seguite da Marocco (429mila), Cina (330mila) e Ucraina (236mila). Nel contempo si registra un aumento degli espatri di italiani, oltre 620.000 tra il 2005 e il 2020, per lo più giovani e istruiti. Complessivamente la popolazione residente è in diminuzione con una densità di 196 abitanti per kmq (233 in Germania, 119 in Francia, 94 in Spagna). L’Italia è oggi tra i Paesi al mondo con la quota di anziani più elevata - insieme a Germania, Spagna e Giappone - a causa del minor numero di nati; fenomeno iniziato nel 1993, che ha visto lo scorso anno per la prima volta scendere il numero di nuovi nati a meno di 400.000. Inurbamento. Già agli inizi del secolo scorso era iniziato il fenomeno dello spostamento dalle campagne alle città con oltre 250.000 abitanti; dagli anni ’70 però la popolazione dei comuni più grandi diminuisce a favore dei comuni metropolitani di cintura, mentre la contrazione demografica nei comuni più piccoli prosegue. Infine, la speranza di vita alla nascita: a inizio del secolo scorso era poco sopra i 40 anni, ma ha superato gli 80 anni già nel 1990 per le donne e nel 2014 per gli uomini, continuando a progredire fino al 2019, con un’interruzione nel 2020 causata dal Covid che l’ha riportata indietro di oltre un anno.*Presidente Assoedilizia

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro