Iscrizioni scuola 2023, come risolvere i dubbi sulla scelta del futuro

L'esperta Raffaella Milano: "L’orientamento non può essere l’open day o un test, deve avere il suo tempo. La mancanza di questo percorso può rivelarsi una trappola per i ragazzi"

Le iscrizioni a scuola si chiudono il 30 gennaio

Le iscrizioni a scuola si chiudono il 30 gennaio

Milano - "L’orientamento non può essere l’open day sporadico o un test improvvisato, deve avere il suo tempo. La mancanza di questo percorso può rivelarsi una trappola per i ragazzi": lo dice Raffaella Milano, direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children, che ha appena stilato un decalogo per aiutare nella scelta della scuola.

Boom di bocciature in prima superiore e ragazzi «intrappolati» nella scuola sbagliata. Un circolo vizioso che si ripete ogni anno.

"E l’alto tasso di dispersione scolastica - ancora al 12,7% - si concentra soprattutto tra le medie e il primo anno delle superiori. La frustrazione che deriva dal non essere in grado di seguire il nuovo percorso scolastico porta disaffezione nello studio e abbandono".

Come invertire la tendenza?

"La fase di orientamento dovrebbe essere graduale, fare combaciare le aspirazioni e la conoscenza di sé, di potenzialità e talenti, alla visione della realtà. La mancanza di questo momento intrappola. Sono state diramate linee guida sull’orientamento, previste dal Pnrr, speriamo sia l’inizio di una focalizzazione sul tema".

Quando iniziare a lavorarci su?

"Non all’ultimo momento... ma per certi versi addirittura alle primarie per scardinare stereotipi, come quello delle capacità matematiche e tecniche delle bambine. Sappiamo che nonostante vadano meglio dei coetanei nel passaggio dalle primarie alle secondarie c’è un allontanamento da queste materie. L’orientamento, poi, deve continuare anche alle superiori".

L’anno scorso un ragazzo su due ha scelto il liceo a Milano. Tecnici snobbati?

"Questa corsa ai licei vale nei due sensi, c’è una divisione sociale forte: tendenzialmente i ragazzi delle famiglie con un livello di istruzione più elevato vengono incoraggiati a iscriversi nei licei e tanti ragazzi talentuosi, con background migratorio, vengono indirizzati verso tecnici. Una scelta non è necessariamente migliore dell’altra, va tarata sulla persona".

C’è chi propone di inserire la parola ’liceo’ anche davanti a ’tecnico’. Provocazione? .

"C’è anche chi l’ha fatto, con successo. Il problema culturale c’è, l’istruzione tecnica e professionale deve ritrovare una sua solidità. Può essere una strada che incoraggia percorsi universitari. Penso alla forte domanda che c’è per i green job, può generare percorsi nuovi".

Altra tendenza: corsa verso il centro.

"Che genera un altro circuito vizioso che impoverisce l’offerta formativa delle periferie. Succede anche a Milano: bisogna investire per fare in modo che questi presidi scolastici invertano la tendenza. Quando l’offerta educativa si fa più ricca, si riqualificano gli spazi di apprendimento e si punta sulla scuola aperta tutti i giorni, automaticamente il numero di iscrizioni risale. Imporre il ritorno alle scuole di bacino non è la strada da perseguire. I trend si invertono rendendo una scuola interessante per la famiglia. Abbiamo visto diverse scuole rifiorire così. Anche a Milano".

 

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