Il coraggio di Gioacchino, investito due volte: "Nulla può distruggere i miei sogni"

L'atleta della squadra di Zanardi è stato travolto da un camion a Rozzano mentre era a bordo della sua handbike

Gioacchino Fittipaldi

Gioacchino Fittipaldi

Milano - "Mia madre mi ha detto: ‘Devi cambiare sport’. Ma sorrideva, felice di vedermi vivo. Sa anche lei che tornerò sulla mia handbike. Tutto sommato sono contento: pensavo di aver perso la gamba quando il camion me l’ha schiacciata. Però non è così". Gioacchino Fittipaldi è ricoverato al Niguarda dal 20 maggio, dopo essere stato investito a Rozzano mentre percorreva una rotonda a bordo della sua bici speciale azionata attraverso l’uso delle braccia. Paralizzato dalla vita in giù da tre anni e mezzo, dopo un incidente in motorino, il ventisettenne nato a Lagonegro, in Basilicata, ha trovato una nuova ragione di vita grazie all’handbike diventando un atleta paralimpico: ha partecipato ai campionati italiani di paraciclismo, a maratone internazionali e al Giro d’Italia per il team Obiettivo3, promosso dall’ex pilota Alex Zanardi per far avvicinare le persone con disabilità allo sport. Il secondo grave incidente "mi ha ammaccato ma non ha distrutto i miei sogni. Voglio tornare ad allenarmi per le Paralimpiadi, anche se la cosa più importante è ricominciare a praticare sport, che per me è prima di tutto un divertimento".

Come si sente? "Come sulle montagne russe, tra alti e bassi. Ho una ferita ancora aperta sulla gamba sinistra, quella causata dal camion che mi è salito sopra spappolandomi il femore. Ho ‘impalcature’, come le chiamo, fino al bacino. Le mie ossa erano già più deboli del normale. Una volta che la ferita si sarà richiusa, i medici potranno ricostruirmi il femore. Ho anche altre ferite, concentrate sulla parte sinistra del corpo e del viso, e mi sono rotto due dita della mano. Penso resterò in ospedale ancora per un mese o due".

Cosa ricorda dell’incidente? "Tutto, sono sempre rimasto lucido. Stavo percorrendo quella rotonda, quando un camion mi ha preso in pieno. Sentivo le persone attorno, terrorizzate. Io nel frattempo ero sotto il mezzo e non riuscivo a uscire neanche sollevandomi con le braccia perché ero incastrato. Pensavo di aver perso la gamba".

Stava rientrando a casa? "Sì. Avevo percorso un tratto che conosco molto bene. Ero partito dalla mia zona, vicino viale Tibaldi, arrivando fino alla Certosa di Pavia, e stavo tornando indietro. Più della metà del tragitto, lungo il Naviglio Pavese, è ciclabile, e io avevo casco, luci e bandierine per essere visibile anche sulla carreggiata. È il percorso che prediligo durante la settimana, quando lavoro (laureato in Bocconi, è dipendente di una banca, ndr). Avrei avuto una gara la domenica successiva, in Veneto".

Qualcuno sostiene che l’handbike non andrebbe praticata in strada. Che ne pensa? "Penso che tutti abbiano diritto di fare sport o anche solo di svagarsi. Io uso una handbike sportiva, per le gare, ma ce ne sono di tutti i tipi. Si va in handbike prima di tutto per il piacere di andare. Non credo sia giusto vietarci di andare in strada, naturalmente con tutte le dovute precauzioni. L’incidente purtroppo può capitare a chiunque".

Un suo ammiratore le ha suggerito di appendere al mezzo un corno rosso portafortuna... "Ha ragione! La prima volta mi ha travolto un pullman, adesso un camion. Direi che di sfortuna ne ho avuta fin troppa".

È stato paragonato al suo mentore Zanardi, che ne pensa? "Non mi paragono certo a lui. È un onore, ma non mi sento come lui, che è un grande campione e soprattutto un grande uomo che sta lottando, ancora una volta, per la vita. Io sono nel team dei suoi atleti e mi è dispiaciuto dare un ulteriore pensiero alla moglie Daniela e alla sorella Barbara. Mi stanno tutti vicino e li ringrazio molto. Ringrazio anche tutti coloro che mi stanno inviando messaggi di solidarietà: li abbraccio tutti, uno per uno".

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro