Influenza, è boom di casi in Lombardia: a letto 68 mila persone

Casi in aumento soprattutto tra i bambini. Pregliasco: "Ormai è fifty-fifty col Covid, mantenere tutte le precauzioni"

Le sindromi influenzali sono in aumento nella popolazione lombarda, in ritardo

Le sindromi influenzali sono in aumento nella popolazione lombarda, in ritardo

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Milano - ​Ve la ricordavate l’influenza? Il virus protagonista degli inverni pre-pandemia sta rinfrescando la memoria a migliaia di lombardi, soprattutto bambini piccoli. Costretti a casa, ora che la fine dello stato d’emergenza e la prospettiva di temperature più miti spianano l’orizzonte verso una ritrovata libertà, non solo da tamponi del Sars-CoV-2 positivi ma anche da febbre alta, tosse, dolori e altri sintomi dell’influenza stagionale che tipicamente avrebbe il suo picco nei giorni più freddi dell’anno, tra gennaio e febbraio. Tipicamente ma non quest’anno, cristallizza un grafico nell’ultimo report sull’andamento delle sindromi simil-influenzali, relativo alla tredicesima settimana del 2022 (dal 28 marzo al 3 aprile), tecnicamente la seconda di primavera.

Le curve “anomale“, rispetto al picco tra la quinta e la sesta settimana dell’anno nuovo nelle stagioni 2018-2019 e (più in basso) 2019-2020, sono quella dello scorsi inverno, 2020-2021, che si solleva appena dal fondo e non mostra picchi, e quella della stagione in corso, di altezza intermedia ma soprattutto con un tracciato speculare ripetto alle curve pre-pandemia: l’influenza parte in anticipo, ha un picco verso fine anno, poi precipita nelle settimane “calde“ della tempesta provocata da un diverso virus (il Corona variante Omicron), e a inizio marzo torna a impennarsi, fino a toccare, ora, i livelli del picco pre-natalizio.

Il Covid ha fatto allargare anche la sorveglianza delle sindromi simil-influenzali, che a ottobre è ripartita nel quadro della rete nazionale ribattezzata InfluNet&CovidNet, col monitoraggio contemporaneo di Sars-CoV-2 e dei virus influenzali, ai quali quest’anno si è aggiunto Rsv, il virus respiratorio sinciziale che ha accidentato l’autunno dei bambini. L’ultimo report, relativo alla scorsa settimana, in base alle segnalazioni di 146 medici sentinella lombardi stima un’incidenza di sindromi influenzali "in lieve aumento" rispetto alla precedente, e 68 mila influenzati in Lombardia, che portano a quasi 1,3 milioni di casi il conto delle 24 settimane dall’inizio della sorveglianza (a metà ottobre).

Ma l’aumento è "significativo nelle fasce d’età pediatriche": del 21,7% tra i bimbi sotto i 4 anni e del 9,4% tra i 5-14 enni, mentre l’incidenza delle sindromi influenzali nell’ultima settimana è "pressoché invariata" tra i 15-64 enni e soprattutto tra gli over 65, i più vaccinati anche dall’influenza. Dei 46 tamponi naso-faringei inviati dai medici sentinella lombardi ai laboratori la scorsa settimana, metà erano positivi all’influenza A e di questi 22 su 23 al suo sottotipo H3N2, compatibile con ceppi inseriti nel bouquet del vaccino antinfluenzale sia di quest’inverno che del prossimo.

Questo sottotipo di influenza A è stato individuato nell’8,2% degli oltre mille tamponi analizzati da InfluCovidNet in Lombardia dallo scorso agosto, mentre il 12,3% si sono rivelati casi di Sars-CoV-2, ma erano appena 5 (l’11% su 46) i positivi al coronavirus nell’ultima settimana, in cui non è stato scoperto nemmeno un caso del virus sinciziale, che invece del totalone di 1.043 rappresenta il 19,3%. Insomma, sembra che con la primavera sia arrivato il turno dell’influenza. Non è la prima volta che essa si presenta "in maniera tardiva - avverte il virologo della Statale Fabrizio Pregliasco –. Ogni inverno ha una sua storia, legata al meteo e a situazioni sociali.

Questa stagione, un po’ atipica, ha avuto tre fasi: all’inizio una crescita di forme respiratorie in massima parte attribuibili al virus sinciziale, che ha colpito soprattutto i più giovani e “con gli interessi”, dato che l’inverno precedente era stato tenuto a bada da lockdown e mascherine. Anche tra i virus c’è una certa competizione: durante la quarta ondata ha prevalso il coronavirus, che nella popolazione vaccinata ha sintomi simili all’influenza; ora siamo al fifty-fifty tra Sars-CoV-2 e l’influenza A H3N2".

Anch’essa tenuta a bada dalle vaccinazioni, che tra i più fragili sono cresciute sin dal primo inverno pandemico, ma d’altra parte spinta al rialzo "dal fatto che le aperture tanto desiderate per troppi si traducono in un “liberi tutti”, in un momento in cui dovrebbe invece prevalere la responsabilità – osserva Pregliasco –. Andiamo verso una fase più tranquilla, grazie al miglioramento delle temperature, ma Pasqua sarà ancora un banco di prova: invito tutti a mantenere le precauzioni e a interpretare le aperture in un’ottica di progressione. Come al mattino, sotto la doccia: non apriamo subito l’acqua calda al massimo".

 

 

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