L’indagine sulla tresca dei vigili e i "pacchetti pronti"

Gli atti dell’inchiesta "Ghisa scura": Cobelli controllò i dati di un uomo sospettato di tradire la moglie. Il sistema per annullare le multe

L’articolo di ieri sul Giorno che svelava l’inchiesta sul "sistema Cobelli"

L’articolo di ieri sul Giorno che svelava l’inchiesta sul "sistema Cobelli"

Milano - Parenti, amici e ghisa . Tutti si rivolgevano al sindacalista Cisl Mauro Cobelli. E non solo per le multe. "Oltre a evidenziare le incessanti attività di intermediazione al fine di agevolare colleghi, familiari e conoscenti per la definizione di ingiunzioni di pagamento per violazioni al Codice della strada – si legge negli atti dell’inchiesta “Ghisa scura“ dei carabinieri del Nucleo investigativo –, l’attività di intercettazione telefonica ha permesso di accertare anche l’uso illegittimo delle banche dati in uso alle forze di polizia per il controllo di dati sensibili". Due i casi ricostruiti dai militari di via Moscova, coordinati dal pm Carlo Scalas, che a dicembre ha notificato a Cobelli l’avviso di chiusura indagini. Il primo riguarda la vicenda di un cinquantatreenne che chiama l’amico Cobelli per metterlo a conoscenza del sospetto che il marito di una sua parente abbia una relazione extraconiugale: l’uomo precisa che a lui non interessa tanto l’aspetto sentimentale della vicenda, quanto le possibili ripercussioni economiche nei rapporti tra il fedifrago e il suocero.

Ecco le richieste per Cobelli, nel marzo 2018: la lista di imbarco di un volo partito dal Sudamerica e atterrato a Malpensa, "per verificare la presenza del marito" della parente "e della sua presunta amante"; l’intestatario "del numero di telefono della presunta amante"; la documentazione completa da consegnare all’avvocato della donna in modo da "aver materiale a sufficienza per assicurarsi una separazione vantaggiosa". Il tutto, si specifica nelle informative, "a fronte di un compenso che lo stesso Cobelli avrebbe dovuto quantificare per il suo “disturbo“". Dal canto suo, il delegato Cisl ribatte: "Mettimi... dammi nome e cognome, data e luogo di nascita che vediamo un po’". L’altro ribatte: "Ok, ma l’importante è comunque queste cose qua poi, cioè, lui non le scoprirà mai, giusto?". "No, no", lo tranquillizza "San Mauro", come qualcuno chiamava l’agente per ingraziarselo. "Va bene, poi ti faccio... ti faccio... ti faccio un resoconto e poi mi quantifichi il disturbo che pago io". Due mesi dopo quella prima telefonata, ne viene captata un’altra in cui l’uomo chiede "all’amico di verificare chi fosse l’intestatario di un autoveicolo".

L’accesso abusivo al sistema avviene praticamente in diretta, con gli investigatori in ascolto: Cobelli fornisce nome e cognome del proprietario, indirizzo di residenza a Milano e data di acquisto dell’utilitaria. "E io e te come rimaniamo intesi, Mauro?", dice l’altro, facendo probabilmente riferimento alla ricompensa. "Quando c’hai voglia e tempo", la risposta. Dalle carte emerge pure la posizione "quantomeno ambigua" di un dirigente dell’epoca (siamo nel 2018) dell’Unità riscossioni di via Friuli, che aveva un ruolo fondamentale: in capo a lui ricadevano "l’onere di esaminare gli incartamenti" che gli venivano sottoposti in materia di ricorsi contro le sanzioni "e il potere di autorizzarne la trasmissione all’autorità legittimata, la Prefettura, per l’eventuale archiviazione". Dai dialoghi annotati dai carabinieri, viene fuori come sia Cobelli che il fido P.S. (a sua volta indagato) godessero "di un’interlocuzione privilegiata con il predetto dirigente, al quale sottopongono i “pacchetti“ (ossia le pratiche confezionate ad hoc per amici e conoscenti), non senza accompagnarli con le opportune raccomandazioni": "Ce l’ho pronto il pacchetto, che già gliel’ho detto...". P.S. era il personaggio-chiave per consentire a Cobelli "di elargire “favori“ e accreditarsi, in tal modo, con colleghi e appartenenti ad altre istituzioni": dai poliziotti ai militari, dai medici ai ristoratori, fino a un deputato che in più occasioni si è rivolto a lui per sapere come muoversi in via Friuli e quali documenti consegnare.

Lo schema era sempre lo stesso: le pratiche "patrocinate" da Cobelli passavano "sistematicamente" a S., "il quale, dopo averle esaminate e indirizzate nel percorso più favorevole al trasgressore (ricorso, istanza di autotutela)", ne curava personalmente "la trattazione" e, "dopo averle perorate con il dirigente", gliene faceva firmare. Quando lo "status del richiedente" lo consentiva (nel caso quindi degli appartenenti alle forze dell’ordine), "uno degli artifizi maggiormente utilizzati" era l’istanza ai sensi dell’articolo 4 della legge 286/1991, "“appiglio“ legislativo funzionale a escludere la responsabilità amministrativa del trasgressore in concomitanza con l’“adempimento di un dovere“".  

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