Inchiesta fondi russi alla Lega, la Procura: "Non sentiremo Salvini"

Per ora Gianluca Savoini resta l'unico indagato

Matteo Salvini e Gianluca Savoini

Matteo Salvini e Gianluca Savoini

Milano, 17 luglio 2019 - Per ora no. «Non c’è nessuna necessità di sentire il vice premier Matteo Salvini». A quasi una settimana dall’avvio di “Moscopoli”, l’indagine della Procura per corruzione internazionale sui presunti finanziamenti russi alla Lega, il procuratore capo Francesco Greco va al nocciolo della questione: non c’è motivo di ascoltare il ministro degli Interni, ha detto parlando con i giornalisti davanti alla porta del suo ufficio dopo un colloquio con il suo “vice” Fabio De Pasquale, che insieme ai pm Gaetano Ruta e Sergio Spadaro è il titolare dell’indagine. Il fascicolo è stato aperto dopo l’acquisizione del file audio con la registrazione di un colloquio avvenuto al bar dell’Hotel Metropol di Mosca, lo scorso ottobre, in cui tre italiani e tre russi discutevano di possibili affari su petrolio e commissioni che sarebbero potute finire alla Lega. Intanto si fa avanti il terzo uomo il tale «Francesco», citato nell’ormai nota registrazione pubblicata dal sito americano BuzzFeed: di cognome fa Vannucci, ha 62 anni ed è di Suvereto, in provincia di Livorno. «Ho partecipato all’incontro all’hotel Metropol in qualità di consulente esperto bancario che da anni collabora con l’avvocato Gianluca Meranda. Lo scopo dell’incontro era prettamente professionale».

Sulle probabile rogatoria da spedire in Russia, il procuratore ha lasciato intendere che i tempi saranno lunghi perché «prima, in ogni caso, bisognerebbe farla tradurre».

Non una parola in più sull’interrogatorio di due giorni fa del primo italiano sicuramente presente al tavolo del «Metropol» e per ora unico indagato conosciuto Gianluca Savoini, l’ex portavoce di Salvini, da tempo presidente dell’associazione LombardiaRussia, che si è avvalso della facoltà di non rispondere. «La scelta del mio assistito di non rispondere ai pm è puramente tecnica», ha spiegato il suo avvocato Lara Pellegrini. «Quando sarà depositato il fascicolo del pubblico ministero e avremo modo di studiare le carte renderemo interrogatorio - ha aggiunto il legale - perché al momento stiamo discutendo di un’inchiesta giornalistica trasferita in sede giudiziaria».

Quanto allo stato d’animo del suo assistito, ha detto che Savoini «è sereno». Ma i potenziali guai per Salvini non sono finiti. «Crediamo necessario che la Lega, che ancora non ha spiegato dove siano finiti i famosi 49 milioni, debba anche chiarire perché l’acquisto, con soldi pubblici, della sede della Lombardia Film Commission abbia aspetti così oscuri e sia finito sotto la lente dell’ufficio anti riciclaggio di Banca d’Italia». A sostenerlo è la consigliera regionale lombarda del Pd Paola Bocci in merito alla notizia secondo cui l’Ufficio per le informazioni finanziarie della Banca d’Italia avrebbe per l’appunto messo sotto osservazione il transito di denaro proveniente dalla vendita di un capannone a Cormano alla Lombardia Film Commission, ente di promozione dell’industria cinematografica partecipato dalla Regione Lombardia, fino a una banca di San Pietroburgo.

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