Torre dei Moro, il dramma degli sfollati: "Della mia casa non è rimasto nulla"

Per la prima volta è stato possibile tornare negli alloggi bruciati: tutto distrutto ma i risarcimenti sono lontani

La facciata annerita della Torre dei Moro

La facciata annerita della Torre dei Moro

Milano - Dopo il rogo che il 29 agosto ha reso inagibile la Torre dei Moro di via Antonini 32, i milanesi si sono abituati a vedere dal basso o da lontano quel colosso annerito. Ma entrare nelle stanze vuote e scure, piene di puntelli, è un pugno allo stomaco.

"É quel che resta dalla mia casa al sedicesimo piano", dice Mirko Berti, portavoce dei condòmini, alloggiato all’Hotel Quark con altre 19 famiglie di sfollati. "Siamo qui a nostre spese da ottobre. Altri 30 nuclei hanno trovato casa sul libero mercato e 20 sono da amici e parenti. Puntiamo a trovare una sistemazione entro Natale: sarà triste passarlo in albergo, coi bambini. Nella torre vivevano 34 minori". Intanto, a tre mesi dal rogo, il Comune ha approvato un altro sostegno economico: 126mila euro, che si aggiungono ai 400mila già stanziati. Serviranno per erogare una tantum fino a 1.500 euro a famiglia, risorse che si aggiungeranno a quelle già previste a settembre: fino a 1.500 euro per spese d’albergo o altre strutture per il primo mese e 500 per l’acquisto di effetti personali.

L’erogazione di questi primi contributi avverrà entro tre settimane. Confermato il sostegno mensile (fino a 5 mesi) per il periodo successivo ai primi 30 giorni, variabile a seconda del nucleo familiare (da 500 a 900 euro). "Bene gli aiuti – commenta Berti – ma ancora si fa riferimento ai redditi: abbiamo perso tutto, la sospensione dei mutui non durerà in eterno e per i risarcimenti ci vorrà tempo. Mi auguro che chi ha sbagliato paghi: siamo stati miracolati, perché il rogo non ha causato vittime, ma eravamo come in una bara cosparsa di benzina". Resta il nodo delle soluzioni abitative. "Già venti nuclei familiari - fa sapere il Comune - hanno individuato una sistemazione tra gli alloggi proposti. La soluzione preferita è quella in via Antegnati", vicino a via Antonini. "Ma per accedere a quelle case di social housing – spiega Berti - non bisogna superare un certo reddito, né possedere una seconda casa. Per una deroga serve un tavolo immediato con Comune e Regione".  

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