Il vero augurio nel bel mezzo delle feste

Enrico

Beruschi

Neanche un pigiama, che rappresenta il regalo massimo che, dopo tanti anni, un povero marito può aspettare da quel Babbo Natale, sotto la cui apparenza si nasconde la gentile signora. Penso che, purtroppo, abbiano ragione quegli illustri signori che hanno disquisito sulla decadenza del Santo Natale, intesa come festa religiosa. Per fortuna, almeno la Chiesa era piena la Notte Santa, ma poi ci si disperde nelle frivole apparenze. I bimbi sono frastornati, i giovani distratti dai regali senz’anima, i genitori si sentono fuori ruolo, i nonni fingono saggezza, gli “over” hanno tanta nostalgia. Però abbiamo voglia di scherzare e ci prendiamo in giro, mentre tentiamo di adeguarci a tutte le diavolerie, che ci portano i tempi moderni. Sono stato sommerso dai messaggi di WhatsApp (si scrive così, vero?): quasi tutti quelli in rubrica, e anche molti numeri sconosciuti, hanno spedito auguri, faccine, foto, filmati, tutta roba che si ripete, perfino barzellette vecchie e sceneggiate. Ore passate a tentare di rispondere almeno con due parole di cortesia. Come succede sempre più spesso: la forma è salva, la sostanza latita. Ma adesso abbiamo il terzo anno di peste che se ne va e proviamo ad aprire i cuori alla speranza. Siamo circondati da cose poco allegre, ne sentiamo e ne vediamo di tutti i colori, ma la speranza non deve soccombere. Non basta fare la fila per giocare all’enalotto, è vero sono tanti soldi, anzi, troppi, ma non può essere l’unico sogno. Auguro a me e a tutti la Speranza, con la esse maiuscola. Quella vecchia e cara Speranza che ci accompagna da sempre.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro