REDAZIONE MILANO

Il tesoro da 10 milioni in Croazia e il rientro in Italia con gli spalloni

Ai domiciliari i manager della fallita Zeta srl. Le compensazioni illegali. con il complice prestanome

Il meccanismo era ben oliato, e nel giro di alcuni anni, tra girandole vorticose di cambi di nome e ragione sociale, aveva portato i vertici della società ad accumulare un tesoro da 10 milioni di euro. Un tesoro che finiva su conti esteri, precisamente in Croazia, e che poi rientrava pian piano in Italia con l’intramontabile metodo degli spalloni: auto partivano da Milano e rientravano dai Balcani cariche di contanti. Peccato che nel 2018 i creditori siano andati a bussare alla porta della Zeta srl, con sede in viale Abruzzi 29, non riuscendo però ad avere quanto spettava loro.

Così è partita la procedura che il 21 giugno di tre anni fa ha portato il Tribunale a dichiarare il fallimento della ditta. Da lì sono scattate le indagini dei carabinieri del Gruppo tutela lavoro, coordinati dal pm Grazia Colacicco e guidati dal colonnello Antonino Bolognani, che ieri all’alba si sono chiuse con l’esecuzione di due ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari nei confronti dei due amministratori di fatto della società edile, di 50 e 56 anni, entrambi residenti nella Bergamasca ed entrambi con precedenti per reati fiscali. Sotto sequestro beni per 9,79 milioni di euro e Rolex e gioielli per un ammontare complessivo di 92.200, acquistati dai due per investire parte dei proventi illeciti. Da dove arrivava quella maxi provvista? Da un sofisticato sistema di indebite compensazioni delle imposte dovute e degli oneri assicurativi e contributivi con crediti inesistenti o creati ad hoc con false fatture emesse da un prestanome (a sua volta indagato e sottoposto dal giudice all’obbligo di dimora) a capo di un’altra azienda.

In questo modo, la Zeta srl risultava sempre in regola, tanto da ottenere il documento di regolarità contributiva (Durc) e da poter competere (con indubbi vantaggi nei confronti dei concorrenti che rispettavano le norme) per accaparrarsi appalti e commesse.

Nicola Palma