I ristoratori ribelli (anche senza clienti)

Poca gente o nessuno ai tavoli una decina rischia già i sigilli "Aprire in sicurezza è un diritto. Noi siamo sull’orlo del baratro"

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di Marianna Vazzana

"Ho aperto lo scorso agosto, non ho diritto ai contributi del Governo ma in compenso ho tre dipendenti, l’affitto da pagare e le cambiali. Lavorare è un mio diritto. Anche, anzi soprattutto, servendo ai tavoli". Teresa Maccarrone è titolare del ristorante Panghea in via Valenza, a Porta Genova. Ieri a pranzo ha aperto l’attività con possibilità di consumazione ai tavoli, contro il Dpcm. "Non è venuto nessuno, perché di gente in giro ce n’è poca. Ma nei giorni scorsi clienti ce ne sono stati. Naturalmente sempre rispettando il distanziamento e occupando tavoli alternati, dopo il controllo della temperatura. Io chiedo solo di poter lavorare rispettando tutte le norme anti Covid". Come lei, altri ristoratori "ribelli" hanno aderito all’iniziativa lanciata in rete, "Ioapro1501", in protesta contro le restrizioni. "Perché così non ce la facciamo, siamo sull’orlo del baratro", continua Luca Cicatello, che in via Casale, verso il Naviglio Grande, ha allestito i tavolini esterni al suo locale, Barz’8, come se fosse un giorno "normale". Surreale il dehor in una via praticamente deserta all’ora di pranzo. "Io ho aperto l’attività lo scorso 27 febbraio. Dopo poco più di 10 giorni ho dovuto chiudere. C’è stato il primo lockdown, poi il secondo e ora il terzo... Così non si può andare avanti. Alcune categorie come la nostra sono troppo penalizzate, e non c’è ragione se si seguono come si deve le norme anti Covid".

In via Savona Alessandro Scanu, titolare di Fiore food and drink, dice senza mezzi termini: "Siamo pieni di pagamenti, non sappiamo come andare avanti. Nei supermercati è consentito fare la spesa, senza controlli sul distanziamento, e noi non possiamo somministrare cibi ai clienti rispettando tutte le distanze e le normative igieniche?" Vanno avanti così, sapendo di rischiare multe e chiusure. Teresa Maccarrone dice di non aver avuto sanzioni al momento "ma i controlli ci sono stati. Quando saremo convocati, spiegheremo le nostre ragioni".

Venerdì scorso la polizia ha passato al setaccio numerosi ristoranti, bar e bistrot, riscontrando che i gestori di circa 20 esercizi in particolare delle zone del centro, Sempione, Garibaldi, Porta Venezia, Monforte-Vittoria e Porta Genova, aderendo a "Ioapro1501", somministravano ad avventori cibi e bevande, sia dentro che fuori dai locali. Duecento persone tra titolari e clienti sono stati identificati e verranno sanzionati. Il bis c’è stato anche sabato e domenica in alcuni esercizi. Ora sono al vaglio le posizioni di una decina di gestori, "anche per la segnalazione alla Prefettura in merito all’eventuale irrogazione della sanzione accessoria della chiusura provvisoria dell’attività (incluso asporto e delivery)", ha fatto sapere la Questura in una nota.

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