GIULIA BONEZZI; NICOLA PALMA
Cronaca

Il blitz dei filopalestinesi. In 300 per intestarsi la piazza. Tre minori tra i dieci denunciati

I contestatori hanno aspettato sotto il palco, occupando le prime file con bandiere pro-Gaza. Fischiato pure il testo su Matteotti. Brigata ebraica aggredita da una gang uscita da un fast food.

di Giulia Bonezzi e Nicola Palma

MILANO

Alle 14.30, sul fianco sinistro del Duomo, una violinista vestita come un arcobaleno della pace suona la sigla del Trono di Spade. Quasi un presagio dell’assalto che si prepara dietro l’angolo, con l’obiettivo di intestarsi la ribalta mediatica di un corteo del 25 Aprile tra i più partecipati degli ultimi anni a Milano: alle cinque, mentre dal palco in piazza Duomo gli interventi si chiudono con la sezione scaligera dell’Anpi che canta “Bella ciao”, la coda del serpentone sta ancora partendo da Porta Venezia. "Due o trecento che protestano non sporcano una manifestazione con centomila persone", dice Primo Minelli, neopresidente dell’Anpi milanese, sottolineando che "il grosso dei palestinesi era in fondo al corteo".

I due-trecento invece, non solo esponenti dei Giovani palestinesi e dell’"Unione democratica araba palestinese" ma anche di Potere al popolo, Carc, Cobas, Usb, Cambiare rotta, Camera del non lavoro, Transiti 28 "e altre realtà del movimento milanese", al corteo non hanno proprio partecipato: si sono piazzati direttamente in piazza Duomo per guadagnare la prima fila intorno alle transenne (che alcuni scavalcano per avvolgere la statua di Vittorio Emanuele con un’enorme bandiera palestinese) e trasformarla in un’infilata di vessilli nero-bianco-verde-rossi, come se non fosse la festa della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo ma l’ormai rituale corteo del sabato poneriggio. Tanto che, tra uno striscione che recita "Medaglia d’oro ai 70 anni di resistenza palestinese" e i cori "Palestina libera" e "Israele fascista, Stato terrorista", nessuno si unisce al “Bella ciao“ che un artista di strada ha intonato dall’altra parte della piazza. Un drappello di qualche decina d’individui intanto s’è staccato dal presidio per posizionarsi, armato di megafono, davanti alla Brigata ebraica che inizialmente è in testa al corteo, ma viene poi superata dagli spezzoni di istituzioni e Anpi e si avvia solo dopo mezz’ora, scortata dalle forze dell’ordine, mentre i contestatori dai marciapiedi di corso Venezia urlano "assassini", "fuori i sionisti dal corteo" e danno dei "nazisti" persino a coloro che sfilano con i cartelli che ricordano i nomi dei campi in cui i nazisti sterminarono ebrei, rom e oppositori. In Duomo la claque filoPal accoglie con fischi e buu pure la banda di testa e l’Anpi ("Fascisti, carogne, tornate nelle fogne!", continua a urlare in loop un ragazzo mentre gli passano davanti i rappresentanti dell’associazione nazionale dei partigiani). A un certo punto, le prime file sfondano le transenne per avvicinarsi al palco, ma l’assalto viene respinto dagli agenti del Reparto mobile con scudi e manganelli. Ecco il doppio fronte previsto alla vigilia, costantemente monitorato dal dispositivo di sicurezza messo a punto dal questore Giuseppe Petronzi.

La contestazione non conosce distinzioni: nel mirino finiscono i discorsi del sindaco Giuseppe Sala contro la riforma del Governo per "sfigurare la Costituzione", di Minelli che chiede il "cessate il fuoco ovunque, basta con le sofferenze dell’Ucraina, con i massacri in Palestina, ritornino a casa gli ostaggi del 7 ottobre" e persino le parole dello scrittore Antonio Scurati, che legge il testo che gli hanno censurato in Rai mentre una donna con hijab e occhiali da sole, impermeabile al ricordo di Matteotti e della strage di Marzabotto, in sottofondo gli urla: "Ma di cosa stai parlando? Vergogna!". La maggioranza silenziosa che occupa il resto della piazza, invece, lo applaude, e in pochi si accorgono di quello che succede in fondo, dietro i rododendri che hanno sostituito le palme, quando le urla di alcuni contestatori rimasti incollati alla Brigata ebraica che sta entrando in piazza richiameranno una banda di giovani nordafricani che stazionano in un fast food, ignari del 25 Aprile quanto, evidentemente, del fatto che proprio quella catena sia boicottata dai filopalestinesi. I teppisti escono, vedono le bandiere con la stella di David e cercano di sfondare il cordone protettivo dei CityAngels; spaccano una fioriera, lanciano sedie e bastonate, feriscono al braccio un uomo. Le forze dell’ordine fermeranno in tutto una decina di persone accompagnarle in Questura: una donna è stata indagata per oltraggio a pubblico ufficiale e nove ragazzi, di cui tre minorenni, sono stati denunciati per istigazione a delinquere per motivi razziali. Uno dei minori aveva con sé un coltellino, che però non ha usato durante il raid.

Invece i trecento filoPal, appena smontato il palco del 25 Aprile, si trasferiscono con un micro-corteo non autorizzato davanti al Castello, sorvegliati da poliziotti e carabinieri, mentre l’ultimo pezzo del corteo vero, con la musica, i ragazzi, le famiglie con bambini e le bandiere di tutti i colori (inclusa quella palestinese) sta ancora entrando in piazza del Duomo.

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