I coniugi in aula: "A noi niente foto, grazie". E la procura va all’attacco: nessuna pista alternativa

Marito e moglie dietro le sbarre: lui più attento, lei non si toglie mai il giaccone. Cinque ore di dibattimento, poi il rinvio al 16 aprile. Parleranno le difese.

I coniugi  in aula: "A noi niente foto, grazie". E la procura va all’attacco: nessuna pista alternativa

I coniugi in aula: "A noi niente foto, grazie". E la procura va all’attacco: nessuna pista alternativa

BRESCIA

Cinque ore di discussione in cui hanno preso parola soltanto la Procura generale e i difensori delle parti civili, sufficienti, a pomeriggio inoltrato, per il rinvio della udienza al 16 aprile quando parleranno gli avvocati che hanno chiesto e ottenuto la riapertura del processo di revisione della sentenza per la strage di Erba. In aula Olindo Romano e Rosa Bazzi condannati all’ergastolo in tre gradi di giudizio per la morte di quattro persone: Raffaella Castagna, suo figlio Youssef Marzouk di due anni, la madre Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini. I due coniugi sono accusati anche del tentato omicidio di Mario Frigerio, marito di Cherubini, unico sopravvissuto per una malformazione alla carotide.

Olindo e Rosa chiedono di non essere ripresi dalle telecamere, dietro le sbarre dell’aula della Corte d’Appello di Brescia, pile blu scuro lui, parka beige lei che non si toglie per l’intera udienza. La coppia della mattanza, 18 anni dopo la strage nella corte di via Diaz è esattamente come la ricordiamo. Olindo e Rosa sono seduti complici su due piccole panche all’interno della gabbia della Corte d’appello. Dei due è Romano il più attento, imbiancato, ingrassato, stempiato. Rosa Bazzi, capello corto e occhiali, appoggia la testa sulla spalla del marito. Avvicina Andrea Spinelli, l’illustratore giudiziario, e chiede di vedere i disegni che li ritraggono: "Che belli", dice con stupore. Poco distante Azouz Marzouk, il marito di Raffaella Castagna e padre del piccolo Youssef, approdato nel frattempo sulla sponda innocentista. I Romano sono rimasti composti, tranquilli all’apparenza per tutto il primo tempo di questo processo che potrebbe finire già alla prossima udienza: solo qualche rapido movimento lascia trasparire la tensione di chi è consapevole che in un tribunale blindatissimo e vigilatissimo è iniziato il finale di partita.

Il primo a prendere la parola è l’Avvocato generale dello Stato, Domenico Chiaro e parla subito di "manifesta inammissibilità" delle prove che "nuove non sono" perché non è vero che la condanna all’ergastolo dei Romano si basa solo su tre prove. "Tre – spiega Chiaro – sono quelle principali e macroscopiche, cioè la confessione, il sangue sull’auto e il riconoscimento di Olindo da parte dell’unico superstite Frigerio. Queste – prosegue – sono supportate da un satellite di altri indizi che completano il quadro e lo rendono schiacciante: le numerose ecchimosi di Olindo, le ferite sulle mani di Rosa, le consulenze sulle lesioni inferte sui cadaveri da una mano sinistra con più forza rispetto a quelle inferte con la destra (e Rosa è mancina), il contatore della luce staccato nel momento della strage, una intercettazione in cui Olindo impone a Rosa di non parlare dell’omicidio in casa facendo intendere che sanno di poter essere intercettati. Ci saranno sempre nuovi metodi investigativi - dice ancora- ma questo non significa che ci siano nuove prove". E sul tema delle confessioni, il magistrato afferma che "non c’è stata nessuna pressione" nei confronti di Olindo e Rosa.

Il procuratore generale Guido Rispoli, smonta poi la pista alternativa della criminalità organizzata e lo bolla come "assolutamente inverosimile: perché mettersi in una corte chiusa, con la macchina lontano; come armi spranghe e un coltellino di piccolo cabotaggio. Tutto per uccidere un bambino, per quale motivo?". E poi l’ultima stoccata al sostituto pg Cuno Tarfusser, che l’avvocato Chiaro storpia in "Tartuffen" "La revisione non è istanza della Procura di Milano che non ha chiesto niente, l’istanza è totalmente inammissibile perché redatta e depositata da un soggetto non titolare"

Anna Giorgi

Gabriele Moroni