Guerra, anarchici e libertà di espressione

Riccardo

Riccardi

La settimana trascorsa è stata ricca di avvenimenti mescolati tra di loro. Pur appartenenti a sfere di pensiero diverse. La guerra russo-ucraina tiene sempre banco. I russi proseguono a distruggere le città con morti tra i civili. Purtroppo ci si sta abituando all’orrore. Cresce in occidente il senso di paura che esclude gli Usa per la loro lontananza. Lo abbiamo più volte ripetuto. Soltanto lo Zio Sam ed il Drago cinese hanno, se lo ritengono, la capacità di comporre il conflitto con una pace compromissoria. Che non si raggiunge bloccando la fornitura di armi. In Europa sull’argomento sembra ci sia, a parole, unanimità di consensi. Nei fatti concreti la cena franco-tedesca all’Eliseo, pare più vicina ad una disunione che ad una unione tra eguali. Non è stato massimalismo becero la presa di posizione della Meloni. Da appoggiare non per il “right or wrong my country”. ma perché passati oltre 70 anni dalla sconfitta l’Italia deve tornare protagonista. I debiti sono stati abbondantemente pagati. Ma forse masochisticamente molti, per beceri interessi di bottega, non vogliono eufemisticamente rendersene conto. Poi la tenzone canora di Sanremo definita nazionalpopolare. Termine giusto per quanto è stato dato di vedere o leggere. La libertà di espressione è sacra non perché lo sancisce la Costituzione. È sacro il buon senso che poco accetta articoli illeggibili pieni di bizantinismi. Anche nella sintassi. Infine il ritorno degli anarchici che creano confusione e distruggono beni che molti cittadini hanno acquistato con sacrifici. Perché chi li rappresenta non si va a leggere, ovviamente tradotto, Tacito? Soffermandosi al detto “sine ira et studio” capirebbero che il bene dei cittadini si raggiunge quando si usa imparzialità ed obiettività. È difficile, non poco intelligente. Si pensi a quanto siamo fortunati perché non colpiti dalla disgrazia del terremoto turco-siriano.