NICOLA PALMA
Cronaca

"Grave danno d’immagine all’Asst". Condannato l’odontoiatra Coccolo

Il professionista fu arrestato nel 2022 dalla Finanza nell’indagine sulle protesi dentarie di Wisil Latoor. Ora dovrà versare all’azienda sociosanitaria Nord Milano 24.800 euro, il doppio di quanto percepito.

"Ha cagionato un indubbio danno d’immagine dell’Asst Nord Milano, atteso che la vicenda ha avuto ampia risonanza nell’ambito dell’amministrazione, in ambito giudiziario e nei mass media". È la frase-chiave della sentenza con cui la Corte dei Conti ha condannato l’ex odontoiatra Giorgio Coccolo a versare 24.800 euro all’azienda socio sanitaria territoriale, il doppio di quanto illecitamente percepito (o meglio, risparmiato). Gli accertamenti hanno preso linfa dalle indagini della Finanza che il 31 maggio 2022 hanno portato ai domiciliari il professionista oggi settantaduenne.

L’inchiesta ha ricostruito il presunto sistema messo in piedi da Wisil Latoor srl, che, "allo scopo di aggiudicarsi gli appalti di fornitura" di protesi dentarie e apparecchi odontoiatrici, "offriva prezzi inferiori a quelli offerti dai concorrenti e dunque più competitivi"; in compenso, il ribasso offerto in sede di gara veniva recuperato con "prescrizioni maggiori di quelle dovute", con tanto di vademecum. Coccolo sarebbe stato "ricompensato" con uno sconto del 10% sui prodotti acquistati per lo studio privato, per un ammontare di 12.400 euro. L’iniziale ipotesi di accusa di corruzione è stata poi derubricata in corruzione per l’esercizio della funzione (cosiddetta "impropria"), con patteggiamento a due anni. Poi è partita la causa erariale: la difesa ha sostenuto che Coccolo "non avrebbe in alcun modo favorito la società privata e non avrebbe mai proceduto ad applicare pratiche scorrette nella prescrizione degli apparecchi sanitari".

Per i giudici, in sede penale non è stata raggiunta la prova che l’odontoiatra abbia percepito utilità da Wisil Latoor "allo scopo di violare i propri obblighi di servizio tramite prescrizioni non necessarie"; tuttavia, "le evidenze processuali risultano solide nel dimostrare che la funzione pubblica espletata dal medico sia stata affiancata da un incentivo alla prescrizione dei prodotti della società, la quale procedeva a corrispondere al convenuto un’utilità". Da qui la condanna a risarcire, generata anche dalla "natura dei reati commessi, in particolare la corruzione ancorché nella dimensione impropria, da ritenetenere gravissimo e assolutamente inconciliabile con lo status rivestito".

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