Frode fiscale, sequestrati 2,7 milioni

I finanzieri hanno eseguito il blocco preventivo a carico di Alexandru Hojda, imprenditore di Sesto

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di Paola Pioppi

La casa da 600mila euro, altri circa 830mila euro di denaro contante finiti sotto sequestro. Parte di un sequestro preventivo da oltre 2milioni e 700mila euro, eseguito dalla Guardia di finanza di Olgiate Comasco a carico di Alexandru Hojda, imprenditore di 37 anni residente a Sesto San Giovanni, legale rappresentante della Edilalex, impresa edile con sede a Cologno Monzese. L’enorme somma per la quale il gip di Monza ha emesso il provvedimento sarebbe l’equivalente del danno prodotto allo Stato italiano, in termini di mancati introiti fiscali, grazie a un sistema di scambio di dipendenti tra due società, quella di Cologno e una romena. L’indagine, per la quale viene ipotizzato il reato di truffa continuata, aggravata dall’essere stata commessa nei confronti di un ente pubblico, è iniziata in seguito a un ordinario controllo in materia di lavoro sommerso, in un cantiere edile di Beregazzo con Figliaro, nel Comasco, per verificare la corretta contrattualizzazione dei lavoratori. È così emerso che la società avrebbe avuto alle sue dipendenze, dal 2015 al 2021, circa 75 operai, inquadrati come lavoratori subordinati, ma temporaneamente distaccati da una azienda di diritto rumeno, in osservanza di un specifica legge del 2016 che regolamenta appunto il distacco transnazionale di lavoratori, e che consente alle imprese con sede legale nei Paesi Europei, di distaccare temporaneamente i propri lavoratori dipendenti a favore di altre imprese, sempre all’interno dell’Ue. Ma in questo caso i lavoratori, che erano dichiarati come distaccati della società rumena, vivevano in Italia, assieme alle loro famiglie, già da moltissimi anni. Inoltre alcuni di loro, pur percependo regolarmente lo stipendio, erano riusciti a richiedere e ottenere il reddito di cittadinanza: perché dichiarando il rapporto di lavoro esclusivamente alle autorità rumene, in Italia risultavano del tutto disoccupati. I rapporti con l’azienda romena sarebbero stati gestiti dallo stesso Hojda in un ufficio a casa, a Sesto San Giovanni. Le verifiche svolte dalla Gdf, hanno quindi portato a ipotizzare che la scelta imprenditoriale di impiegare personale formalmente inquadrato da una azienda rumena, fosse finalizzata all’evasione di contributi e previdenza, in quanto sottoposta ad aliquote molto inferiori a quelle italiane.

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