Figlio uccide il padre a coltellate a Milano, la lite per le sigarette

Il marocchino di 69 anni, aggredito davanti al bar Cindy, era il “boss“ degli alloggi abusivi di via Odazio

Il luogo del delitto in via Giambellino

Il luogo del delitto in via Giambellino

C’è un uomo di spalle che parla con un connazionale, sempre di spalle. Si vede un giovane che arriva, scambia due parole di fretta con con i due, si agita, ne prende di mira uno e lo colpisce con un lungo coltello da cucina. Le immagini della piccola telecamera puntata all’angolo fra via Giambellino e via Odazio, periferia difficile, a ovest di Milano, riprendono tutta la sequenza dell’omicidio di Mohammed Morchidi, 69 anni, italiano di origine marocchina, conosciuto da tutti con il nome di “Rami“. Un piccolo boss del quartiere, come lo descrivono alcuni testimoni, clienti abituali del bar “Cindy“, dove Rami stazionava per i suoi “affari“ e davanti al quale è stato ucciso dal figlio Zakaria, 34 anni, in cura psichiatrica da tempo.

Il luogo del delitto in via Giambellino
Il luogo del delitto in via Giambellino

Ieri pomeriggio Rami era davanti al distributore automatico di sigarette, proprio all’angolo delle vie, sotto la telecamere, quando il figlio gli si avvicina, gli chiede soldi per comperare le sigarette, una lite che dura pochissimo, il tempo per Zakaria di tirare fuori dalla tasca un coltello da cucina, con la lama lunga venti centimetri, seghettata, infierisce sul padre, lo colpisce al collo, al petto, dove capita, più volte, é una furia. L’ultimo colpo al cuore. Il connazionale, davanti a lui, resta pietrificato, si capisce dalle immagini della telecamera, non riesce a reagire, si discosta solo, in quel momento Rami cade all’indietro sotto le coltellate e inciampa sulla sua gamba. Rami è a terra e il figlio infierisce ancora, mentre dentro il bar si continua bere e giocare alle slot.

Saranno alcuni passanti, solo una decina di minuti dopo, ad avvertire i soccorsi. La moglie di Rami arriva trafelata, coperta dal velo, avvertita da alcune conoscenti che resteranno a consolarla, il tempo di rendersi conto di quello che è successo e di sedersi su una sedia di plastica gialla, lì accanto, a piangere lungamente il marito. Qualche passante si ferma e tenta di rianimarlo, i soccorsi lo trasportano al San Paolo dove arriverà in condizioni disperate e morirà poco dopo.

Il figlio, in cura al Cps di via Soderini, intanto si allontana, fa in tempo a percorrere solo qualche decina di metri e viene fermato dalla una pattuglia delle Volanti. Confesserà subito: "L’ho accoltellato io, poi ho gettato là il coltello". E indica il posto, in cui si vede una grande macchia di sangue. Rami era notissimo nel quartiere, raccontano gli avventori del bar “Cindy“. Stava seduto dentro il bar tutti i pomeriggi e riceveva le richieste di chi aveva "problemi": alloggi abusivi da occupare, soprattutto, ma problemi di ogni tipo, per i quali forniva sempre la scorciatoia.

"Trovava anche badanti per anziani – spiega Giacomo, un cliente del bar – oppure donne per una compagnia saltuaria". Cento, centocinquanta euro a “consulenza“. E aveva la fila. Il figlio, invece, lo conoscevano un po’ tutti: "Aveva sempre e solo dato problemi – raccontano – era in cura psichiatrica. La lite fra padre e figlio era iniziata, sempre qui al bar, fin dal mattino". La polizia, coordinata nelle indagini dal sostituto procuratore Roberto Fontana, ha raccolto tante testimonianze, ma le telecamere sono state fondamentali. Zakaria è stato arrestato in flagranza dai poliziotti delle Volanti e portato a San Vittore in attesa della scontata convalida.

 

 

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