La vacanza alle Maldive si trasforma in un incubo: famiglia sestese bloccata da 20 giorni

Una coppia di imprenditori e i loro figli sono chiusi nei bungalow dopo due tamponi positivi e altrettanti negativi: "Vogliamo tornare a casa"

Paesaggio maldiviano

Paesaggio maldiviano

Sesto San Giovanni (Milano), 10 gennaio 2022 – "Doveva essere una vacanza da sogno. Volevo regalare alla mia famiglia una pausa di serenità, dopo anni molto difficili. Invece, siamo piombati in un incubo".

Da venti giorni una famiglia di imprenditori sestesi è bloccata alle Maldive. "Detta così potrebbe sembrare una situazione paradisiaca, ma è l’inferno", assicura il manager. Insieme ai figli di 17, 14 e 7 anni, prima di Natale sono partiti per le Maldive, dopo un tampone per tutti negativo effettuato il 21 dicembre. "Le ferie sono durate giusto due giorni". Perché il 25 sera, rientrati nel bungalow, la moglie ha iniziato a non sentirsi bene.

"Le mancava un po’ l’ossigeno. Ha avuto un tumore al polmone, è ancora sotto cure e abbiamo chiamato subito il medico. Hanno insistito per intubarla, perché avevano ricondotto il malessere subito al coronavirus. Abbiamo faticato per non farla trasportare in un ospedale Covid". La donna, però, risulta comunque positiva, mentre marito e figli sono tutti negativi. “Visti i contratti stretti, ci dicono che dobbiamo restare tutti in isolamento. Fin dall’inizio avevamo preso in affitto due piccole casette, distanti pochi metri, dove i ragazzi potessero starsene in autonomia".

La famiglia, dunque, resta separata e chiusa per tutta la quarantena della donna. “Al nuovo giro di tamponi, stavolta risulto io l’unico positivo – racconta l’imprenditore -. Ci dicono che mia moglie e i ragazzi possono tornare in Italia. Invece, a distanza di poche ore, ci annunciano che dobbiamo fare tutti un’altra quarantena". Nuovo giro di giostra, a mille euro al giorno a casetta.

"Abbiamo già speso 35mila euro per fare due giorni di vacanza e mangiare pasta col ketchup a pranzo e cena: ci lasciano i piatti per terra, davanti alla porta. Siamo reclusi come topi. Anzi, letteralmente coi topi che corrono sopra i bungalow”. Dopo varia insistenza, l’imprenditore riesce a ottenere un test rapido. "Abbiamo visto distintamente che fosse negativo. Nonostante questo, ci hanno detto che dovevamo continuare il periodo di isolamento, senza poter lasciare il resort e senza poter raggiungere l’aeroporto. Non ne vediamo la fine, non sappiamo quando potremo rientrare in Italia, è questo quello che ci toglie il sonno".

Da quattro giorni è senza farmaci. "Non ho più la cardioaspirina, ho finito le pastiglie per la pressione e per il colesterolo e mia moglie non ha potuto fare la seduta di chemioterapia che aveva in programma".

La famiglia, che ha tre società a Sesto per circa 300 dipendenti e abita a Monza, sarebbe dovuta rientrare il 2 gennaio. "Abbiamo scritto all’ambasciata una settimana fa e non abbiamo ricevuto nessuna risposta. Né l’agenzia che ci ha organizzato il viaggio né il nostro avvocato sono riusciti ad avere indicazioni. Chiediamo solo di poter andare via da qui: siamo disposti anche a farlo a spese nostre, pur di tornare in Italia. Non ci fidiamo di chi sta gestendo qui la situazione: non ci fidiamo della struttura, dei medici, di nessuno. Il mio tampone era già negativo, perché sono qui? E per quanto ancora? Nel villaggio c'erano altri italiani in vacanza, anche loro risultati positivi secondo i test del resort, dove invece nessuno dei 600 dipendenti ha mai contratto il virus".  

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro