
Ebreo accoltellato, al setaccio via San Gimignano dove è avvenuta l'aggressione
Milano, 13 novembre 2015 - Il panico per un’aggressione che fa pensare a una propaggine milanese dell’«intifada dei coltelli» viaggia alla velocità dei telefonini, in una serata convulsa per gli ebrei di Milano. Iniziata alle 20.20 in via San Gimignano, davanti al ristorante kosher Carmel, nel quartiere della scuola ebraica. Nathan Graff, quarant’anni, cittadino israeliano, sta rientrando a casa quando viene accoltellato da uno sconosciuto in passamontagna: tre fendenti alla schiena e uno, più profondo, al volto. Viene soccorso e portato al Niguarda. Graff è un ebreo ortodosso, del movimento Lubavitch, porta una barba e un cappello.
È anche il genero di una persona conosciuta, rav Hetzkia Levi, rabbino di origine afghana considerato un’autorità. La notizia esplode tra gli ebrei milanesi, e parla subito di un aggressore arabo. Che, da uno e incappucciato, si moltiplica a tre, di cui forse una donna, anche sul sito della comunità ebraica, Mosaico, che poi però corregge alla versione della polizia. E la polizia poi precisa come, ai primi accertamenti della Digos che ha sentito i testimoni, «l’aggressione non ha evidenze che possano far pensare a una matrice antisemita». L’accoltellatore non avrebbe pronunciato frasi razziste né in arabo, limitandosi, forse, a farfugliare un «ti ammazzo». Una donna in passeggiata col cane l’ha visto togliersi il passamontagna e ha notato che era chiaro di pelle, e biondo. Ma ci sono anche musulmani biondi, e comunque è un’impresa titanica contenere la paura. Tanto che va iscritto solo tra i prudenti il titolare del Re Salomone, famoso ristorante di cucina ebraica in via Sardegna, che decide di congedare tutti i clienti alle 22.30, mezz’ora prima della chiusura. «La sicurezza aveva notato da stamattina una bombola in strada, all’angolo con via Cavalcabò - spiega al telefono dal locale -. Quando ci è arrivata la notizia dell’accoltellamento, abbiamo pensato che invece di chiamare la polizia domattina forse era meglio farlo subito». Il ristorante è stato evacuato, sono arrivati gli artificieri: era un estintore carico ma scaduto, abbandonato vicino all’immondizia.
Intanto i social impazzivano. Tanto che la comunità ebraica ha ammorbidito le prime dichiarazioni pronunciate a caldo nel suo comunicato ufficiale: «Accoltellato un membro della nostra comunità, da uno sconosciuto, che è riuscito a fuggire e non è stato identificato. Speriamo che sia un episodio isolato e siamo in contatto con le forze dell’ordine per alzare il livello di controllo». Anche Daniele Nahum, ex presidente dell’Ugei (i giovani ebrei) e oggi responsabile cultura del Pd milanese, lancia dal suo Facebook un appello alla calma: «Siamo tutti sconvolti dalla notizia e vicinissimi al nostro ragazzo. Prima di fare dichiarazioni aspetteremo la ricostruzione dei fatti. Una cosa è certa. Non permetteremo che l’odio antiebraico si propaghi e vinca. È in gioco il futuro democratico e di convivenza civile del nostro Paese». Ruggero Gabbai, consigliere comunale anche lui del Pd, invece non nasconde la sua preoccupazione «politica»: «Ci sono tutti gli elementi per pensare a un’emulazione di quanto sta accadendo in Israele, ed è già successo negli anni scorsi a Parigi, ma non era ancora mai successo in Italia. Probabilmente si tratta di un cane sciolto, magari di un arabo che vive nel nostro Paese ed è stato ispirato dagli ultimi attentati, ma dimostra che la nuova intifada dei coltelli può colpire ovunque, che un ebreo può essere colpito per strada solo perché sembra ebreo».