Didattica a distanza non conciliabile: "Noi, mamme-maestre in crisi con il lavoro"

Il 30% pronto a lasciare il posto in caso di un altro lockdown. Ed è allarme dispersione scolastica.

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di Simona Ballatore

"Andiamo oltre le posizioni ideologiche: ecco dati di evidenza empirica e cosa dicono tante donne italiane sulla didattica a distanza. Occupandosi tardi della scuola si rischia di mettere in ginocchio tante di loro". Giulia Pastori, coordinatrice della primissima indagine sulla didattica a distanza dal punto di vista dei genitori e professoressa di pedagogia dell’università di Milano-Bicocca, mostra i dati e suona il campanello d’allarme.

Il questionario era rivolto a genitori, di ambo i sessi, o a chi ha seguito i ragazzi. Ma nel 94% dei casi hanno risposto le madri. È già un’indicazione?

"La partecipazione delle donne è schiacciante: sicuramente sono state le più colpite dalla chiusura della scuola. E parliamo di donne con un’età media di 42 anni, spesso laureate o con titoli superiori, che avevano tutti gli strumenti per aiutare i figli ed esserci. Non abbiamo potuto intercettare le persone ancora più in difficoltà, senza strumenti elettronici, ma già questo campione ci dice tantissimo".

Il 30% è pronto ad alzare bandiera bianca?

"Per loro è stato un vero part-time di 3-4 ore al giorno. Se ho un altro lavoro faccio fatica a tenere insieme tutto con la scuola in casa. Preoccupa quel 30% di donne che prenderebbe in considerazione l’idea di lasciare il lavoro per seguire i figli e che difficilmente poi, per l’età, riuscirebbe a rientrare. Ci sono equilibri che questa generazione di donne ha imparato a gestire, ma senza l’appoggio della scuola tutto crolla e si torna al passato".

Avete indagato anche il coinvolgimento emotivo: scarsa concentrazione, noia in primis.

"Alla fine di questa esperienza ragazzi e genitori erano esausti.Abbiamo colto la fatica, soprattutto dei bambini della primaria, nel seguire senza la presenza di un adulto e la demotivazione e la fatica a concentrarsi dei più grandi"

In media sono state svolte 7 ore e mezzo di didattica alle elementari, quanto si è perso...

"E il 4,1% dichiara che i propri figli abbiano fatto zero ore. C’è stata una dispersione scolastica piuttosto elevata. Al contempo c’è stata però una mobilitazione per la didattica a distanza, che è stata anche fattore di resilienza in un momento in cui era tutto fermo".

I pro e i contro, secondo i genitori?

"Hanno apprezzato l’utilizzo delle tecnologie nella didattica. Sono cresciute le competenze digitali dei bambini e dei ragazzi. E hanno potuto capire con più trasparenza l’importante lavoro delle insegnanti: c’è una frangia di docenti generosi che si è mossa con passione estrema. Di contro hanno trovato lezioni monotone, a volte registrate, e un grosso carico di compiti".

Come ripartire a settembre?

"Questo virus è una brutta bestia. Ma attenzione a tenere in equilibrio i diversi bisogni. Non sottovalutiamo le ripercussioni anche sui ragazzi e sulle famiglie, le fatiche psicologiche ed emotive. La scuola ha già fragilità che questa crisi ha messo a nudo. Bisogna andare oltre le linee guida. Oltre a una scuola più grande e al protocollo igienico i genitori chiedono venga sostenuta da una medicina territoriale capillare. Riecco l’idea del medico scolastico, che è stata smantellata negli anni, e che può dare un sostegno in più. La scuola è un punto nevralgico della società, questa crisi può essere l’occasione per superare i limiti storici della scuola e impostare una politica organica e lungimirante".

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