Chiusi per Covid: #IoApro spacca i ristoratori milanesi

Alcuni ribelli vogliono alzare la serranda, ma la maggior parte è per una manifestazione simbolica

Protesta dei ristoratori

Protesta dei ristoratori

Milano, 14 gennaio 2021 - Trovate questo articolo all'interno della newsletter "Buongiorno Milano". Ogni giorno alle ore 7, dal lunedì al venerdì, gli iscritti alla community del «Giorno» riceveranno una newsletter dedicata alla città di Milano. Per la prima volta i lettori potranno scegliere un prodotto completo, che offre un’informazione dettagliata, arricchita da tanti contenuti personalizzati: oltre alle notizie locali, una guida sempre aggiornata per vivere in maniera nuova la propria città, consigli di lettura e molto altro. www.ilgiorno.it/buongiornomilano 

C’è chi dice che le adesioni saranno migliaia a Milano, chi ne pronostica qualche centinaio. Ma dovrebbe essere solo un’apertura simbolica quella che domani, fino alle 22, metteranno in scena la maggior parte dei ristoratori "ribelli" milanesi di #ioapro1501. La protesta è nata spontaneamente sul web, all’insegna di una "disobbedienza gentile" da parte di baristi e ristoratori da tutta Italia che promettono di rimanere aperti il 15 gennaio a pranzo e a cena fino alle 22, anche facendo sedere i clienti al tavolo. Secondo Alfredo Zini, titolare del ristorante “Al Tronco” di via Thaon di Revel, che ha partecipato a una riunione di ristoratori ieri mattina, nel capoluogo non preverrà la linea della contestazione dura che sfida i divieti ma quella di una "protesta simbolica. Fino a 3mila attività in città terranno aperte le saracinesche e accese le luci, senza però servizio ai tavoli. Riaprire per le attività che non fanno neppure asporto e delivery non è una decisione che si può prendere da un giorno all’altro: bisogna acquistare le materie prime, richiamare il personale dalla cassa integrazione. E le sanzioni in caso di controllo sarebbero certe per il ristoratore e per i clienti. Le valutazioni vanno fatte seriamente, non seguendo la pancia. Altrimenti ci ritroviamo nella giungla" sottolinea.

Sulle aperture per i pubblici esercizi, è molto cauto: "Apriremo quando sarà consentito dalle norme, quando ci sarà la zona bianca. Nessuna forzatura". Anche “Don Lisander” in via Manzoni sarà aperto, senza la possibilità di prenotare ai tavoli. "Il 15 gennaio sarà solo l’inizio della protesta. I dati degli ultimi due mesi dimostrano che le chiusure indiscriminate non abbassano il numero dei contagi. Perché allora la nostra categoria è costretta a non lavorare?" rimarca il titolare Stefano Marazzato. Aprirà il 18 gennaio , sia a pranzo che a cena fino alle 22, "Tano passami l’olio" di via Petrarca con un menù ridotto (c’è anche l’"Uovo di Cristallo con riso nero venere, oro e tartufo").

Lo promette lo chef stellato Tano Simonato: "Non apro il 15 solo per un problema di reperimento di materie prime. La nostra è una protesta per disperazione: se non moriremo di Covid moriremo di fame. Ed è anche una battaglia di libertà". Non aderisce alla protesta dell’ala dura di #IoApro Pier Antonio Galli, gestore del ristorante Galleria nel Salotto – da novembre chiuso senza fare asporto né delivery – "ma non è una posizione critica nei confronti della categoria e dei miei colleghi, la situazione è veramente drammatica. Non condivido il metodo della protesta" precisa Galli. "Non è il metodo giusto, con il rischio di sanzioni anche ai clienti e per la categoria di passare dalla parte del torto" gli fa eco Andrea Masuelli, quarta generazione al timone della storica trattoria Masuelli di viale Umbria. "La contestazione dovrebbe essere organizzata meglio e non va bene la strumentalizzazione politica" incalza Maida Mercuri del “Pont de Ferr” sul Naviglio Grande.

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