Milano, Confindustria: coronavirus è problema serio

L’allarme di Bonometti: "Ci saranno ripercussioni economiche". Il sindaco Sala: "Il turismo cinese porta 300 milioni al mese. Siamo a -40%"

Le mascherine precauzionali sono spuntate anche nelle strade di Milano

Le mascherine precauzionali sono spuntate anche nelle strade di Milano

Milano, 30 gennaio 2020 - Il coronavirus che sta paralizzando la Cina (e con oltre seimila contagiati ha superato l’epidemia di Sars del 2003, anche se i 132 decessi accertati a ieri testimoniano una mortalità di gran lunga più bassa, inferiore anche a quella dell’influenza) "è un problema serio, molto più grosso di quello che ci viene raccontato", ha detto ieri il presidente della Confindustria lombarda Marco Bonometti. E la conferma è arrivata dal dato divulgato dal sindaco Giuseppe Sala: "Tra alberghi, shopping e ristoranti, il turismo cinese porta a Milano 300 milioni al mese. Rispetto al pre-coronavirus siamo scesi del 40%", ha affermato il primo cittadino riportando dati della Camera di Commercio.nSecondo il presidente di Confindustria Lombardia ci sarà un impatto economico-industriale, "sia in Cina, dove si rischia di chiudere le aziende per un certo periodo, sia per le aziende italiane che esportano o importano" nella Repubblica popolare. Bonometti è anche presidente e ad del gruppo Omr (componentistica per automobili): "Noi abbiamo un’azienda anche in Cina e stiamo facendo rientrare i nostri dipendenti con fatica. Verranno messi in quarantena".

Come gli italiani – una sessantina che ha scelto di rientrare, su 70 che si trovano a Wuhan – che saranno rimpatriati oggi dalla megalopoli-focolaio dell’epidemia, con un volo organizzato dalla Farnesina. Le modalità della loro "sorveglianza sanitaria" in Italia saranno decise dal Ministero della Salute (secondo l’Ansa c’è l’ipotesi di isolarli in una struttura militare). In generale il periodo d’isolamento di 14 giorni è necessario per tutti coloro che, al primo screening effettuato negli aeroporti, risultano aver avuto contatti con una persona risultata positiva al coronavirus, ha spiegato ieri Maria Rita Gismondo, direttrice della struttura di Microbiologia, virologia e bioemergenze dell’ospedale Sacco: all’atterraggio, oltre a farsi misurare la temperatura, chi arriva da un’area a rischio compila un modulo in cui deve riferire se ha avuto contatti con un contagiato. "Se è così – ha chiarito la professoressa Gismondo – deve rimanere in quarantena a casa, in attesa che passino i 14 giorni d’incubazione del virus".

Insomma vale per tutti quel che l’università di Pavia ha deciso in accordo con uno studente cinese, cioè di sospendere la frequenza del corso che doveva frequentare per due settimane che trascorrerà nell’abitazione in cui è alloggiato a Milano: il caso è stato rivelato ieri dal Giorno , "Ci siamo comportati con buon senso", rivendica il rettore Francesco Svelto. Se una persona presenta dei sintomi in aeroporto o durante la quarantena "sarà portata da noi e sottoposta al test per il virus", chiarisce Gismondo. Il Ministero della Salute ha stabilito che un eventuale caso confermato di coronavirus (in Italia, a ieri, non ne risultavano) verrebbe ricoverato in un reparto di malattie infettive della propria regione, e solo se si dovesse aggravare sarebbe trasferito in uno dei due centri di riferimento nazionali, cioè il Sacco di Milano e lo Spallanzani di Roma. La Lombardia ha istituito una task force con tre laboratori per analizzare i campioni e 17 reparti di malattie infettive pronti a ricoverare eventuali pazienti. 

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