BARBARA CALDEROLA
Cronaca

Castano e con la barba Ecco il volto del Gigante

Ricostruito l’identikit di Rodchis, guerriero longobardo ritrovato a Trezzo 40 anni fa

di Barbara Calderola

Il Gigante adesso ha un volto, dopo 14 secoli Rodchis, il dignitario longobardo ritrovato a Trezzo 40 anni fa dagli archeologi della Soprintendenza, ha una faccia: castano, profilo deciso, barba, alto più di due metri. È la particolarità che l’ha reso famoso. Le campagne e gli studi portarono alla luce cinque tombe del clan regale, la loro presenza trova riscontro nell’Historia Longobardorum di Paolo Diacono che parla di una battaglia di Coronate - la confinante Cornate d’Adda - nel 698. D’ora in poi il guerriero sarà la guest star del Museo longobardo del Castello. Un incontro a tu per tu con la storia che in città ha lasciato il segno, come raccontano la spedizione che nel 1976 portò alla luce la piccola necropoli maschile ancora sconosciuta ai più, nonostante Trezzo sia un sito di riferimento in Europa per la popolazione barbarica.

Gli studiosi hanno ricostruito l’identikit del più famoso dei cinque maggiorenti, presentato alla Sagra, nel weekend. La famiglia fu ritrovata durante gli scavi per la costruzione di un condominio in via Rocca. Il corredo funerario non lasciò dubbi sul fatto che il Gigante e i suoi compagni fossero personaggi dl altissimo rango, gastaldi, incaricarti di gestire l’Italia. Così raccontano le croci d’oro di rara fattura, le cinture ageminate, il puntale reliquiario, uno dei pochi ritrovati nel Paese, brandelli di tessuto con i bordi in broccato d’oro, spade damascate, scramasax, specie di daga, gli speroni in ferro placcati in argento. Non furono i soli ritrovamenti. Negli anni Novanta a Cascina San Martino è stato riportato alla luce un nucleo funerario forse riconducibile ai “Signori degli anelli”, tre in oro massiccio erano stati rivenuti nel primo scavo. Le tombe più prestigiose furono cristianizzate con la costruzione di un oratorio. Altri saggi stratigrafici all’interno della chiesa di Santo Stefano hanno permesso di accertare l’antichità del luogo di culto. Le scoperte hanno stimolato un’attività di ricerca che è andata avanti per 20 anni. Così fuori dall’ abitato è stato scoperto il vicus Salianensis con annessa chiesa di San Michele, utilizzata, si ipotizza, fino alla fine del Medioevo, quando il villaggio fu abbandonato e la popolazione si concentrò nel borgo in prossimità del Castello. Nel giardino c’è il coperchio di uno dei sarcofagi dei dignitari, ora Rodchis è l’araldo che accoglie i visitatori.