Carol massacrata dall’ex: "Uccisa perché donna. Lei voleva l’indipendenza e lui l’ha fatta a pezzi"

Le motivazioni dell’ergastolo al killer in Appello: brutale violenza di genere. La vittima aveva lasciato il lavoro di commessa e voleva tornare dal figlio.

Carol massacrata dall’ex: "Uccisa perché donna. Lei voleva l’indipendenza  e lui l’ha fatta a pezzi"

Carol massacrata dall’ex: "Uccisa perché donna. Lei voleva l’indipendenza e lui l’ha fatta a pezzi"

"Brutale violenza di genere": Carol Maltesi la 26enne che voleva lasciare il compagno Davide Fontana, bancario di 45 anni, per allontanarsi dalla provincia e stare più vicina al suo bambino che viveva con i nonni, è stata uccisa e fatta a pezzi "perché donna". E ancora: "Carol è stata punita da Fontana con intento vendicativo e solo perché lei cercava indipendenza, economica e personale", scrive la Corte d’Assise d’appello di Milano nelle motivazioni della sentenza con cui, il 21 febbraio, ha portato da 30 anni, all’ergastolo, la condanna per il bancario.

"Un delitto atroce, una barbarie la dinamica della morte", anche per questo i giudici di secondo grado hanno riconosciuto le aggravanti della premeditazione e della crudeltà. Il bancario foodblogger con la passione dei film porno amatoriali, reo confesso del delitto, uccise l’ex fidanzata nella sua abitazione a Rescaldina, colpendola con 13 martellate alla testa, mentre lei era legata e incappucciata. Dopo il delitto, fece a pezzi il corpo e per oltre due mesi ne conservò i resti in un congelatore. Non riuscendo a liberarsene bruciandoli, decise di abbandonarli dentro alcuni sacchi buttati in una discarica a cielo aperto nel Bresciano. Venne arrestato a fine marzo di due anni fa.

Carol aveva lasciato un lavoro da commessa in un negozio di Malpensa per realizzare contenuti da pubblicare sulla piattaforma Onlyfans. Il giorno dell’omicidio, lei e il bancario si erano incontrati proprio per girare insieme un video, nel quale lei doveva apparire legata e con un cappuccio sulla testa, lavoro che le era stato commissionato da Fontana tramite un profilo falso. Realizzando quel filmato lui la uccise, ebbe così "l’opportunità per l’attuazione del delitto che aveva già preordinato", secondo la Corte, dopo aver "carpito" alla vittima il consenso "di porsi in una condizione di passività assoluta", "inerme, in balia dell’altrui violenza senza poter reagire, difendersi, urlare, chiedere soccorso".

Fontana, si legge nelle 95 pagine di motivazioni, portò avanti la "cinica estensione di uno contrappasso, con un ultimo, osceno, set cinematografico, un’ultima uscita di scena simbolicamente punitiva per avere la vittima cercato nella carriera di attrice-porno la sua indipendenza, economica e personale".

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