Calcio malato, un papà: "Inseguivo la A per mio figlio, ho dato soldi a un truffatore"

Denuncia e monito da un genitore raggirato: al primo test una sessantina di ragazzi dopo il secondo mi è stata chiesta una commissione di 3mila euro, in nero. Tutto finto

piccoli giocatori

piccoli giocatori

«Ho molto apprezzato la vostra inchiesta sui rapporti fra procuratori e giovanissimi calciatori, perché è vera, reale e rispecchia ciò che avviene soprattutto sui campi dilettantistici e nelle categorie inferiori. Anzi, è opportuno che tutti sappiano i nomi e i cognomi di quelli che danneggiano l’intera categoria. Il problema è anche un altro, perché a certi livelli tutto rimane sempre nelle mani dei soliti noti e per un agente vero, che vuole crescere, la strada è tutta in salita e a volte infinita. Ma è giusto far luce, raccontando verità che pochi conoscono». Un giovane procuratore di un'agenzia milanese ci ha scritto dopo aver letto le prime due puntate della nostra inchiesta sul mercato sommerso che riguarda i baby calciatori, dove c’è chi è pronto a spillare soldi a società minori e famiglie di ignari ragazzi. Qualcosa si muove: il muro di omertà attorno ad un argomento così delicato sta lentamente cedendo, le denunce di genitori e addetti ai lavori che raccontano chi e perché deve pagare per giocare a calcio sono numerose. È chiaro che si muovono tutti in sincronia all’interno del circo del pallone: direttori sportivi dei vivai e osservatori, agenti veri e falsi procuratori, intermediari e faccendieri, sponsor e genitori. Girano soldi, tanti. Perché vendere sogni non è così complicato.  (Segue)

Cosa non farebbero papà e mamma pur di accontentare il loro figliolo, ai loro occhi nuovo Messi o clone di Cristiano Ronaldo. La chiamano la stagione dei sogni, quelli che appartengono ad adolescenti con un pizzico di talento ma spesso ancora acerbo. Andrebbe atteso che sbocci, coltivato con pazienza. E invece diventa l’arma con cui ingannare, la trappola per attirare nei provini “farsa“, il bancomat grazie al quale prelevare soldi dalle tasche dei genitori. Ci sono faccendieri e falsi agenti che chiedono soldi promettendo un futuro da campione, ma ci sono pure papà disposti a pagare fior di quattrini. Sia chiaro. Nessuno punta la pistola alla tempia di padri creduloni, solo che il pentimento è spesso tardivo. "Sono uno dei tanti genitori ingannati. All’inizio era solo delusione, adesso provo tanta rabbia. Racconto la mia storia perché possa aprire gli occhi ad altri papà. Io ci sono cascato, non voglio che succeda ad altri". Il signor Fabio S. vive in Brianza, suo figlio frequenta il secondo anno di liceo e fino allo scorso anno giocava in una scuola calcio di provincia. Un ragazzo con delle qualità, secondo il parere del suo mister. Bastò quel giudizio positivo per innescare un’idea nella mente del genitore. «Vero, quando la stagione si è chiusa, all’inizio dell’estate, ho messo un annuncio sulla bacheca di un sito “specializzato“scrivendo che mio figlio avrebbe voluto fare dei provini". A quel punto cosa è accaduto? "Pochi giorni dopo mi ha contattato su whatsapp un procuratore. Fu molto convincente, nel giro di due settimane avrebbe portato il ragazzo ad un provino. Voleva solo 200 euro per la consulenza e le spese burocratiche. Accettai, per mio figlio". Poi vi siete visti sul campo... "Si, a fine luglio, vicino Milano. Erano una sessantina di ragazzi ma di età diverse, due ore di allenamento fra prove tecniche e partitelle. Mi chiesero 100 euro, rigorosamente in nero, per un presunto affitto del campo d’allenamento e del materiale tecnico. Non ero convinto, ma pagai. Una volta superato il primo provino, però, il giorno dopo oltre alla bella notizia arrivò un’altra richiesta che sapeva di beffa: “Per accedere al secondo step deve versare altri 100 euro“. La cosa mi infastidì, ma ero convinto che sarebbe stato l’ultimo versamento". E in seguito cosa è successo? "Dopo la seconda selezione non seppi nulla per qualche giorno. Fin quando la persona mi richiamò, dicendomi che la prova era andata bene ma che per far approdare mio figlio nel settore giovanile di un club professionistico avrei dovuto pagare una “commissione“ di 3mila euro. Capii a quel punto che ero vittima di un raggiro, anche perché nulla mi fu detto di quella che sarebbe stata la destinazione, ma solo di preparare i soldi da consegnare in una busta. Rifiutai di dare altri soldi e quell’individuò chiuse la comunicazione. ma la delusione fu enorme". Intanto aveva già pagato 400 euro. Oltre le spese di viaggio "Si, vero. Ma la cosa più assurda che ad essere truffati, oltre ai ragazzi e alle rispettive famiglie, furono anche gli ignari tecnici, ingaggiati ad ore per valutare i calciatori. Venni a sapere che non erano stati retribuiti". Possiamo dire che un po’ di colpa è anche di voi genitori? "Si, è vero. E non parlo solo del mio caso, perché ci sono tante famiglie che abboccano quando personaggi che dicono di rappresentare società offrono speranze a buon mercato. È un giro d’affari da cui è difficile uscire, perché se paghi una volta quella successiva ti offriranno opportunità maggiori a prezzi diversi, finché arriva il momento, come è successo a me, in cui ti accorgi che tutto questo non porta a nulla. E che hai solo buttato centinaia, o in qualche caso migliaia, di euro".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro