
Bomba carta in curva del Torino (Ansa)
Milano, 29 giugno 2015 - Ci sono anche dei messaggi inviati dallo smartphone, fra le motivazioni con cui il Riesame ha deciso di non scarcerare il tifoso juventino di Romano di Lombardia accusato di aver partecipato al lancio di una bomba carta durante il derby Torino-Juventus il 26 aprile, ferendo 11 persone. «Pure oggi ti ho fatto vedere di che pasta sono fatti i bergamaschi», uno dei testi inviati che lo inchioda. Lo si ricava dalle motivazioni dell'ordinanza con cui il tribunale del riesame ha respinto la richiesta di scarcerazione. G.S., detenuto a Bergamo, scambia spesso con un gruppo di amici (via smartphone) dei commenti su tafferugli negli stadi: se per il suo avvocato difensore i post sono soltanto «una forma di fanatismo surreale, vanaglorioso e privo di pericolosità», per i giudici sono lo «specchio di una allarmante esaltazione» e, nel caso della bomba, un indizio che giustifica la custodia cautelare. Nell'ordinanza si fa presente che il 19 aprile, pochi giorni prima del derby, un amico chiese a Saurgnani se aveva «bombe a casa», e il bergamasco rispose «no, prendile in America»: secondo il tribunale «parrebbe il soprannome di uno degli amici».