
Baby modelli (Foto d'archivio)
Milano, 28 dicembre 2017 - Per molti bambini posare per una pubblicità o partecipare a una sfilata di moda è un gioco, una momento di sospensione della routine quotidiana. Lo stesso dicono i genitori: «Non vogliamo che diventi un attore o un modello, lo facciamo solo per gioco». «Macché gioco e gioco – sbotta Italo Farnetani, professore ordinario di pediatria all’Università Ludes di Malta – questi genitori sbagliano al 100%: portino i bambini a giocare al parco, non in un set pubblicitario».
Qualche bambino potrebbe vivere il set come un parco giochi.
«Gli errori sono due. Innanzitutto si trasmette al bambino il messaggio diseducativo che rispetto alla sostanza e alla conoscenza contino più l’aspetto fisico e l’apparenza.I suoi compagni studiano e fanno sacrifici, lui si conquista visibilità attraverso scorciatoie».
Il secondo errore?
«Per un bambino che compare in una pubblicità ce ne sono 99 rifiutati, e tutti e due i gruppi avranno un rapporto squilibrato con la società. Il “baby modello” vivrà il primo rifiuto e lo spegnersi dei riflettori come un dramma, gli altri 99 avranno una diminuzione dell’autostima nel confronto con il compagno».
Una bambina ci ha detto «prima non credevo di essere bella, ma poi i mei genitori mi hanno iscritta a un’agenzia di moda e sono stata presa, ora credo più in me stessa». La sua autostima si direbbe aumentata.
«Quella bambina ha introiettato un falso messaggio: “Mi ha chiamato l’agenzia, quindi sono brava”. Poi quello dello spettacolo è un mondo effimero. I riflettori su quella bambina si spegneranno presto e tutta l’apparente autostima che si era creata crollerà. E quando lei scoprirà il bluff anche i genitori perderanno autorevolezza ai suoi occhi».
Il rapporto con il successo e le sconfitte è un problema per chiunque...
«Ma il bambino non è un adulto, non possono essere caricati su di lui questi pesi. Un bambino cresce progressivamente. Fino a 6 anni copia gli adulti, da 6 a 10 comincia a ragionare su ciò che vede, dopo gli 11 inizia a ragionare sulle idee».
Perché posare per un set divertendosi non può essere parte della crescita?
«Un bambino durante le vacanze crede che queste siano per sempre, è assorbito in quella realtà, e quando inizia la scuola è scosso. Appunto perché un bambino di 7 anni non è in grado di ragionare sul lungo termine, ma si basa solo sul presente. Se vede luci, riflettori e sa di essere al centro dell’attenzione, crede che quella sia la realtà. Ma quello è solo un teatrino pericoloso».
Qualcuno dovrà pure posare per le pubblicità di abbigliamento e giocattoli per bambini...
«Come i giornalisti non possono pubblicare foto di bambini per regole deontologiche, così anche la pubblicità e la moda non dovrebbero usare i bambini. Usiamo pupazzetti».
I bambini non sarebbero comunque esposti sul web?
«Il fenomeno degli youtuber è pericoloso quando trasforma i bambini in star. Su Instagram e Facebook invece si condividono foto e momenti privati senza speculazione: il bambino non si sente migliore o peggiore dei coetanei».