Bilanci del TeCa: "Pubblicazione non obbligata"

CASSANO D’ADDA Cambiano le Amministrazioni comunali alla guida della città ma non la tendenza alla mancata divulgazione dei dati pubblici...

Cambiano le Amministrazioni comunali alla guida della città ma non la tendenza alla mancata divulgazione dei dati pubblici ai cittadini tenuti chiusi nel cassetto. A sette anni dalla sua apertura al pubblico la struttura del TeCa continua ad essere una spina economica nel fianco per le casse comunali. Un edificio dal costo di 2,6 milioni di euro, con l’aggiunta in questi ultimi mesi di ulteriori 150mila euro per i lavori dell’area commerciale, realizzato a quanto pare a beneficio di associazione culturale e società private senza introiti nelle casse comunali. Dopo il bando di gara pubblicato nel 2020 andato deserto si è poi corso ai ripari con una procedura di dialogo competitivo per l’assegnazione della gestione alla Associazione Culturale Ilinx nel 2021. Una gestione coperta, a quanto pare, da segreto economico da parte del Comune. Monta infatti il mistero sui rendiconti gestionali del TeCa, un rebus che apre all’interrogativo su cosa si cela dietro i bilanci sulla gestione del Teatro Cassanese che il Comune fatica a rendere pubblici negandone la visione.

"L’Ente non è obbligato a pubblicare i rendiconto gestionali - così l’assessore alla partita Antonio Capece -. Se poi si vogliono pubblicare occorre portare in giunta questa comunicazione e deliberarla, cosa che affronterò nella prossima riunione". È quantomeno curioso constatare la possibilità di visionare, legalmente, bilanci e dati più in generale di società di capitale o associazioni del terzo settore attraverso un semplice clic sulla tastiera di un computer mentre diventa cosa complicata, se non impossibile, conoscere dati pubblici in possesso al Comune. La questione riporta le lancette indietro nel tempo, al periodo 2015 quando il comune aveva ritenuto di non comunicare ai cittadini i movimenti dei fondi concessi ed utilizzati dalla Pro Loco. All’epoca fu presentata anche una richiesta agli atti per visionare quei dati pubblici. Nonostante l’obbligo dell’ente pubblico di rispondere entro 30 giorni, ancora oggi a distanza di sette anni da quella richiesta fatta nessuna risposta è mai giunta da parte del Comune al mittente della missiva inviata all’ente.

Stefano Dati