Bici sì, ma a mano: i ciclisti non ci stanno / FOTO

La misura della Giunta non piace: corteo per chiedere sicurezza

Un momento del presidio dei ciclisti

Un momento del presidio dei ciclisti

Milano, 11 luglio 2017 - Fa discutere la scelta del Comune di installare sui marciapiedi che lambiscono i cantieri della Metropolitana 4 dei cartelli che invitano i ciclisti a scendere dalla sella, smettere di pedalare e attraversare quel tratto portando le biciclette a mano. Una misura che l’assessore comunale alla Mobilità, Marco Granelli, ha annunciato di voler tradurre in realtà entro settembre negli immediati dintorni dei cantieri del centro, per l’esattezza lungo l’asse Sant’Ambrogio-Sforza, e nella zona Foppa-Lorenteggio-Tolstoi: in queste aree i cantieri sono particolarmente invasivi perché lo spazio a disposizione è ridotto. Una misura annunciata dopo l’incidente di venerdì mattina, costato la vita ad un avvocato 52enne travolto con la sua bicicletta in piazza Resistenza Partigiana da un camion diretto al cantiere per la stazione «De Amicis» della M4. Proprio per questo, intorno alle 19 di ieri, le principali associazioni di ciclofili si sono ritrovate sul luogo dell’incidente e qui hanno lasciato una "ghost bike", ovvero la bicicletta bianca che perpetua la memoria di chi ha perso la vita sulle due ruote.

Promosso dalla "MilanoBycicleCoalition", il corteo ha quindi raggiunto Palazzo Marino e alcuni rappresentanti delle associazioni hanno incontrato l’assessore Marco Granelli. A loro piace poco l’idea dei cartelli che invitano a condurre la bicicletta a mano. Anche perché ritenuta «tardiva». «Basta con i provvedimenti alla buona – commenta Guia Biscàro, presidentessa di Ciclobby – serve una visione più ampia, bisogna decidere quale idea di mobilità si vuole perseguire e se si vuole agevolare la mobilità dolce, allora bisogna agire sui fattori che impediscono al ciclista di star tranquillo. La cerchia dei Navigli, ad esempio, non può essere delle auto se si sta pensando di riaprire gli storici canali». «Anche i cantieri della M4 – conclude Biscàro – sono stati allestiti senza una visione delle loro ricadute». Analogo il pensiero di Eugenio Galli, predecessore della Biscàro: «All’estero i cantieri sono dotati di cartellonista ad hoc per i ciclisti, qui non c’è nulla di simile. Può avere senso invitare i ciclisti a condurre a mano la bici in alcuni punti critici, ma perché non ci hanno pensato prima? E che senso ha dire, come ha fatto l’assessore Carmela Rozza, che bisogna separare le zone dove le bici possono andare da quelle in cui non possono? I tir non vengono calati nei cantieri dal cielo, ma li raggiungono attraversando la città quindi il tema è molto più ampio».

«Una farsa l’idea dei cartelli per invitare i ciclisti a portare le bici a mano – dichiara senza giri di parole Marco Mazzei, promotore della MilanoBycicleCoalition –: il Comune ci sta dicendo che per aumentare la sicurezza di chi va in bici, bisogna evitare di andare im bici. Servono, invece, misure radicali se davvero si è individuata nella mobilità dolce una priorità». «Milano – dice Federico Del Prete, portavoce di Cyclopride Italia Aps –è all’avanguardia in fatto di mobilità sostenibile nel contesto italiano ma l’amministrazione annaspa ogni volta che c’è da prendere misure efficaci per la sicurezza stradale. Bisogna agira sui mezzi da cantiere, facendo in modo che si dotino di strumenti di sicurezza facilmente reperibili, come gli specchietti contro gli angoli ciechi, e sulla formazione dei conducenti, in modo si rendano conto che guidano in una città. Le bici a mano? I cantieri della M4 sono aperti da un po’ e dureranno 5 anni, perché ci pensano solo ora?». «La mia richiesta alle associazioni di ciclisti, che fanno un lavoro importante, è di mettere sul tavolo soluzioni fattibili – replica il sindaco –, altrimenti andiamo su un confronto aspro tra volontà inconciliabili».

 

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