Biblioteca in treno Non un’utopia

Gabriele

Moroni

Da un po’ di tempo su Vita da pendolare non si parla più della biblioteca in treno o in stazione. E’ davvero un’utopia, un sogno impossibile da realizzare? Eppure, dai discorsi che sento, l’iniziativa farebbe piacere a tanti pendolari che non trascorrono il loro tempo in treno senza alzare lo sguardo da smartphone e tablet. Gianfranco, Varese

No, amico Gianfranco, da anni affezionato corrispondente della nostra rubrica. Non è né una utopia né un’idea destinata a non uscire dal libro dei sogni. E’ possibile al punto che un altri Paesi è stata realizzata da anni. Oltre agli esempi (anche italiani, giusto sottolinearlo) che abbiamo più volte citato nella rubrica, ne ricordiamo uno.

E’ vecchio ormai di qualche anno, ma questa è la testimonianza che quando una iniziativa è valida non teme l’usura del tempo. Andiamo lontano lontano, in Australia. Alla stazione ferroviaria Wacol, a Brisbane, nel Queensland, la capostazione Kerry Carr ha installato una piccola biblioteca proprio sotto la biglietteria.

Con un cartello: "Prenderne uno, sostituirne uno, donarne uno". L’idea era nata dopo che il personale ferroviario aveva notato che un passeggero aveva lasciato per due giorni di fila alcuni libri su uno dei sedili della stazione. Il signore è stato interpellato e ha accettato che altri li potessero leggere.

Era iniziata così. I libri venivano donati da pendolari e da organizzazioni locali di beneficenza. I lettori-viaggiatori venivano invitati a lasciare in cambio un libro ogni volta che ne prelevavano uno. Era il mese di gennaio di 2015. In soli tre mesi la biblioteca della stazione era cresciuta fino a ospitare un migliaio di volumi, e l’idea non ha smesso di funzionare.

Dimostrazione di come sia valido il vecchio (e mai superato) adagio che "volere e potere".

gabrielemoroni51@gmail.com

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